venerdì 4 ottobre 2024

EOLIE, 8-19 Ottobre 2024

 

I protagonisti
Noi due. Anna e Marcello. Finalmente, ad Ottobre inoltrato, dopo che Anna ha voluto mandare in ferie estive tutte le sue collaboratrici, è arrivato il suo turno. Ed eccoci allora in pista. 
Qualche considerazione prima di narrare le imprese.
Innanzitutto parliamo della destinazione del nostro viaggio. E, in particolare, della locazione. Eolie,site a Nord di Milazzo, sono isole poco conosciute...spesso confuse con le Egadi che, invece, si trovano ad Ovest della Sicilia. Vediamo, allora,  dove sono queste  "Azzorre Italiane". Visto che siamo stati in quell'angolo di paradiso (https://blogbattaglia.blogspot.com/2023/07/3-settimane-alle-isole-azzorre.html) questo epiteto, come vedrete, sarà del tutto meritato. 

E questi i nomi di ciascuna isoletta . Questo ci aiuterà a capire meglio gli spostamenti durante il nostro viaggio.
Le 7 sorelle

Ed ora parliamo della tempistica, certamente irrituale per una destinazione di mare.  Oltre alla ragione "gestione ferie" sopra esposta, c'è da aggiungere che  a noi piace la pace ed andare alle Eolie in Luglio od Agosto, a meno di possedere un meraviglioso panfilo privato, avrebbe rappresentato  una vera follia a causa della ressa e del caldo. 

Le ragioni del viaggio

Si sa che le Eolie sono belle e selvagge, valevoli certamente di un viaggio. Ma oltre a questa ovvia ragione ce n'è un'altra che trova le sue radici indietro di 40 anni, quando da Gioia del Colle si andava alla Base di Decimomannu per fare esercitazioni al Poligono. Il trasferimento, invece di essere fatto ad alta quota e per linea diretta,  a scopo addestrativo era spesso effettuato  a bassa quota razzolando nelle zone montuose della Calabria. Un salutino all'aeroporto di Lametia, ovvero un tonneau ad alta velocità con freccia alare tutta indietro a quota di sicurezza,  e poco dopo  prua al mare, "panza a terra" sorvolando le Eolie verso la Sardegna. Al ritorno da Decimo stessa solfa. E allora la curiosità di andare a vedere i posti tante volte sorvolati si è via via accresciuta negli anni. E quest'anno è stato quello da tempo atteso.


L'organizzazione
Il primo passo è stato l'acquisto della imprescindibile guida Lonely Planet, specifica proprio sulle Eolie su cui reperire i punti di interesse. 
          
Mi sono poi  acquistato in anticipo i biglietti aerei di Ryanair  per andare direttamente da Torino a Reggio Calabria. La scelta di questa destinazione è stata intenzionale. Le Eolie, infatti, hanno un collegamento marittimo diretto con questa città. Se fossimo atterrati a Catania, invece,   avremmo dovuto prevedere un aggiuntivo  spostamento terrestre per raggiungere Milazzo,  niente affatto comodo. 
Nessuna prenotazione alberghiera,se non quella dell'ultima notte presso  un B&B a portata di piede dall'aeroporto. Il  giorno successivo, infatti,  il volo di rientro sarebbe stato "presterrimo" che è ancora prima di prestissimo. Nessuna vettura a nolo, alle Eolie non serve, mi sono però premurato di vedermi per bene  gli orari della Liberty Lines (https://www.libertylines.it/, compagnia di traghetti che connette la Calabria con le isole e le Isole fra loro. Questo perchè in questo periodo, non di alta stagione, molti collegamenti non erano  più cosi' frequenti come d'estate piena.  Questo mi ha consentito, con una certa sicurezza, di costruire l'ossatura del viaggio potendo contare su trasporti realmente esistenti. 
Bagaglio in zaino per consentire spostamenti agevoli, vestiario da mezza stagione, ma non mancavano nè il costume da bagno nè le  scarpe da trekking e le relative bacchette .
Per il trasferimento tra aeroporto di Reggio, centro città  ho scoperto che con un ricco 28 o 27 potevo fare tutto comprando  addirittura il biglietto a bordo. 
(http://www.atam.rc.it/html/ricerca_linee_db.html)  
Ho ritenuto necessarie alcune dotazioni sussidiarie: 
  • una robusta  power bank (20.000 mah)per tenere il telefonino in vita tutta la giornata;
  • cartografia residente sul telefonino e, quindi, indipendente da  internet (per scaricare le carte cercare applicazione CityMaps2Go Offline Maps Ulmon);
  • infine,  impiego di Wikiloc, applicazione  da utilizzare  come ottimo ausilio per seguire con precisione i percorsi di  trekking  che avevamo scelto (https://it.wikiloc.com/). Per pianificare i trekking  vedi il sito https://www.trekkingeolie.com/mappa-sito
Il programma era  di visitare in sequenza Vulcano, Salina, Panarea, Stromboli, Alicudi, Filicudi ed, infine, lasciarci come ultima  Lipari, l'isola più importante  quindi la più connessa alla Sicilia ed alla Calabria. 

Questo per consentirci qualche possibilità di rientro in più per arrivare  a Reggio Calabria nel caso in cui, per qualche motivo, qualche traghetto fosse stato cancellato.
Temperature ad Ottobre comprese tra i 15 ed i 24 gradi, piovosità mensile 105 mm ovvero 9 giorni su 31. Speriamo di capitare nei 22 soleggiati! 

Non tantissime le ore di luce, ma ce le saremmo fatte bastare. Effemeridi locali: sorgere del sole 07:10, tramonto 18:26. L'ora legale per tutto il soggiorno ci aiuta un po'.
Adesso sappiamo proprio tutto, non resta che  partire.

8 Ottobre
Partiamo da Torino con un clima quasi invernale. Pioggia, freddo, nubi basse. Verso la montagna già la prima neve. Non una buona premessa per il nostro viaggio




Chissà come sarà il tempo giù al Sud? I nostri dubbi vengono presto dissipati. Una volta atterrati Reggio ci accoglie con un bel sole e 26 gradi. 

Subito via i pantaloni lunghi e la giacca giá in aeroporto e con un   ricco 27 (ma va bene anche il 28) arriviamo al nostro B&B. Pulito, essenziale e soprattutto strategicamente a portata di piede sia dal Museo Archeologico sito al centro della città che dall'imbarco per le Eolie.
Trascorriamo il pomeriggio camminando sul bel lungomare, contornato di splendidi alberi.
 Cena a base di pesce spada presso La Veranda del Villeggiante, buon ristorante a portata di piede dal B&B, e poi ninna.

9 Ottobre
La giornata di oggi è strutturata su due momenti diversi. La mattinata sarà dedicata al Museo Archeologico di Reggio Calabria, sede dei famosi Bronzi di Riace. Nel pomeriggio trasferimento all'isola di Vulcano e successivo trekking sulla bocca del vulcano spento di Vulcanello.
Cominciamo dalla visita al Museo. Avevo da tempo coordinato una visita guidata con la signora Alessandra Moscatello (tel 3924009180 mail a.moscatello1393@gmail.com). 

Ci incontriamo alle 9 all'ingresso, giusto prima che inizi la gran ressa. Il Museo é tutto per noi. L'approccio della guida è stato molto professionale e lineare. Se si fosse soffermata in modo analitico su ogni singola vetrina saremmo ancora li. Al contrario ci ha fornito una ottima visione d'insieme di quella che è stata la storia di questo ricco pezzo d'Italia. Il primo reperto significativo (ve ne sono altri più antecedenti ma meno pregnanti) risale al periodo del Paleolitico superiore ovvero a 12.000 anni fa. Esso è stato trovato in una grotta nei dintorni di Reggio e consiste in delle  sepolture, di cui 3 bisome, ossia con due scheletri ritrovati insieme.


Una di queste sepolture contiene  una rappresentazione pittorica, anzi, fin quasi elegante, di un bovino esistente a quei tempi. Un vero passo avanti per la vita di quel tempo che certo non aveva tra le proprie prioritá una rappresentazione artistica.
Il tempo passa e la societá di questi luoghi, per secoli autoreferenziata, inizia a guardarsi attorno ed ad intraprendere scambi commerciali con culture vicine. Gli scavi, infatti, hanno riportato alla luce le prime pietre locali levigate e poi utensili in ossidiana. 


Ossidiana che non appartiene al patrimonio litico della Calabria continentale, ma è un chiaro indicatore di scambi avuti tra il territorio reggino e le isole vulcaniche delle Eolie.
Il Neolitico ancora porta dell'evoluzione nei gusti. La lavorazione delle terrecotte, ad esempio, prodotto tipico di queste terre, subisce un mutamento. I semplici decori in stile geometrico divengono via via più articolati ricorrendo a motivi pittorici con tanto di firma dell'artista sul fondo dei manufatti.


Molto interessanti i corredi funerari maschili e femminili ritrovati in varie zone in Calabria. 

Essi ci mostrano i costumi dell'epoca e dimostrano che già attorno al X°-VIII° secolo a.Cristo le popolazioni locali avevano una buona padronanza della metallurgia, in grado poter realizzare manufatti con più metalli. Tutto questo è il frutto degli scambi commerciali con le popolazioni mediterranee e, tra queste, in quel periodo, segnatamente i Fenici


Ed arriviamo cosi all'epoca d'oro della Magna Grecia, allorchè popolazioni greche che necessitavano di spazi commerciali e vitali iniziarono attorno al VIII° secolo a.C. a navigare verso le coste italiane.


Molteplici le testimonianze di questa forte chiamiamola "immigrazione" nella Sicilia, nella Puglia e, naturalmente, nella Calabria. Dai templi, al culto delle divinità, all'uso della scrittura, alla foggia delle terrecotte, ai nomi dei paesi che riprendevano quelli del paese di provenienza, alle forme della politica basata sul concetto di "polis" greca. Ed ancora: l'urbanistica, la regolamentazione dei rapporti sociali, ossia un intreccio di tradizioni cosi forti che, a tutt'oggi, esistono comunità in cui si parla ancora il greco arcaico. Se consideriamo l'occupazione romana e la presenza bizantina, e via via tutte le occupazioni e scorrerie che si sono succedute nei secoli, questa Terra ha una stratificazione culturale che difficilmente trova pari in altre regioni.
Qui qualche esempio di particolare interesse che sottolinea il particolare legame esistente tra l'arte locale della Magna Grecia calabra con la Madrepatria.





L'apertura mentale di queste popolazione, tuttavia, non manca di sorprendere. Gli scambi, e le influenze culturali in alcuni casi, hanno rivelato contatti con la cultura egizia (monili e forse anche importazioni di culti) e, addirittura,  con popolazioni africane.


Ma ecco il piatto forte. Alessandra ci accompagna in una sorta di camera che funge da filtro alla sala che contiene i padroni di casa: i celeberrimi Bronzi di Riace. Permaniamo li qualche minuto e poi si apre la porta che ammette alla sala in atmosfera controllata che contiene le due "Archeo Star".



La loro visione incanta per la maestria con cui sono stati realizzati. Ed alla loro bellezza si affianca l'alone di mistero che li circonda. Ufficialmente ritrovati a pochi metri dalla riva si suppone a seguito di un lontano naufragio di una nave che li riportava da Roma in Oriente, a Costantinopoli. Le stesse provenivano senza dubbio da artisti che operavano nella Madrepatria  greca. 

Tant’è che al loro interno, in sede dei ripetuti  restauri, è stata rinvenuta  terra di sicura provenienza ellenica. Questo materiale veniva  utilizzato proprio  per dare la forma desiderata al bronzo fuso.

Lasciano stupiti i dettagli anatomici, le vene, i muscoli, i capelli, i denti, le ciglia, le labbra, l'espressione. Un capolavoro assoluto, unico al modo.

Lasciamo a malincuore questi due amici. Però occorre anche citare la particolare architettura che li contiene. Questo Museo, concepito già prima dell'ultima guerra, è frutto del  razionalismo dell'architetto Piacentini che negli anni 30  progettò quest'edificio. Edificio che è stato  di recente sapientemente ristrutturato.

Salutiamo Alessandra che ci ha guidato augurandole di completare presto e bene i suoi studi in Storia dell'Arte.

Ma è arrivata l'ora di avvicinarci al porto di Reggio. Ma per navigare nelle pericolose acque di Scilla e Cariddi (lo Stretto di Messina) è necessario  incamerare un po' di energie sotto forma di uno spettacolare arancino.

Ed eccoci sull'aliscafo. Nel vaso greco sottostante la rappresentazione della  navigazione  per Scilla e Cariddi che, secondo Omero, era infestata di sirene che portavano i naviganti al naufragio


Ma noi, come Ulisse, legato all'albero maestro della sua nave,  superiamo le blandizie delle sirene ed approdiamo felicemente a Vulcano che ci accoglie con il suo fiato sulfureo.

Arriviamo al B&B La Giara, bel posto e gestito molto bene. Come programmato, decidiamo di effettuare la passeggiata a Vulcanello, un cratere sito nella parte nord dell'isola.
Non fatelo. Non c'è granché da vedere o da fare se non dare da mangiare stormi di zanzare inferocite. Dal che abbiamo ribattezzato Vulcanello in Vulcanazzo. Serata tranquilla anche se abbiamo notato, per la cena, prezzi notevolmente alti. Costante che si protrarrà per tutto il soggiorno.
Comunque Donnafugata batte Acqua Montalba 1 a zero!

10 ottobre

Oggi la giornata inizia con gli esercizi di Anna. In napoletano, questa barbara usanza,  si definirebbe come di una persona che  "tene ll'arteteca" dove l'arteteca è il mercurio, un metallo liquido e, quindi, sempre soggetto a movimento.


E comunque, anche se io non tengo l'arteteca,  la giornata è dedicata al trekking. Saliremo, infatti,  sul ciglio del vulcano più grande. Un vulcano spento ma con numerose fumarole solforose ancora attive. 

Tant'è che metá dello stesso ciglio  è interdetto alle visite, come indicato in rosso dalla figura sottostante. 


La salita è durata un'oretta, ma ne è valsa la pena. Dapprima si cammina tra arbusti e contorti cespugli 

Ma poi si passa sulla luna calpestando un conglomerato  grigio pieno di sassi talvolta polveroso come una cipria.

 Continuando a salire poco dopo si arriva invece su Marte. Ci si muove su un compatto terreno argilloso, segnato dalle piogge, di colore rossastro.

Si arriva infine sulla sommità da cui si ha una bella vista delle isole vicine e del cono centrale. 




Vediamo anche chiaramente le tante fumarole di cui ci avevano parlato che intridono l'aria che respiriamo. Spesso, durante la parte terminale della salita, siamo costretti ad indossare una mascherina improvvisata, per mitigare la puzza di zolfo.


Quando le esalazioni di zolfo eccedono una certa soglia il sentiero che porta su è addirittura interdetto tramite un semaforo all'inizio della salita.

Da qui si vede pure molto bene la spiaggia delle "acque calde" riscaldata da una fumarola subacquea che colora il mare di bianco. 

Destinazione molto più attraente che non quella fatta il giorno precedente al "Vulcanazzo". Se andate a Vulcano prendete nota di  questo suggerimento!
Rientro in B&B, ricca doccia, rapido pranzetto e aliscafo per Salina.


Arriviamo a Salina nel bell'albergo Cinque Balconi a Santa Marina, doccia, due passi, modico pasto in camera e dopo poco sonno profondo. Eravamo veramente stanchi. 

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La mitologia e le Eolie 
Come avete visto, queste isole erano abitate sin dall'età del bronzo e quindi affondano le loro radici nella Storia. Ma questo piccolo paradiso come era concepito  dagli antichi? Vediamo di capirlo.  
Già il nome la dice lunga. Le isole prendono nome dal dio Eolo (Àiolos, Αἴολος in greco antico), re dei venti. Secondo la mitologia greca, Eolo riparò su queste isole e riusciva a prevedere le condizioni del tempo ed i venti osservando la forma del fumo sbuffato da un vulcano attivo, probabilmente Stromboli. Questo mito ha le sue ragioni: le isole, essendo esposte al mare aperto, possono essere ovviamente molto ventose. 

E ritroviamo ancora  le Eolie anche nell'Odissea, Canto X°, quando, scampato all'incontro con il ciclope Polifemo, Ulisse approda proprio alle Isole abitate dal dio dei venti. Questi regala all'eroe greco un otre contenente tutti i venti contrari al rientro al suo rientro ad Itaca. Purtroppo giunto sin quasi in patria si addormenta per la stanchezza ed i suoi compagni manomettono l'otre riportando così la nave alle Eolie. Questa volta Eolo non concederà di nuovo il suo aiuto.

       
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11 Ottobre

Oggi giornata dedicata al mare, almeno nelle intenzioni. Alle 10.10 da Salina ci imbarchiamo sul bus della Citis (http://www.trasportisalina.it/attachments/012_Orari%20in%20vigore%20dal%2003%20ottobre%202024.pdf) che ci porta a Malfa. Qui decidiamo di farci gli ultimi 6 chilometri a piedi per arrivare alla spiaggia di Pollara.
Un po' lunghetta ma, anche qui, ne valeva la pena. I colori del mare, infatti,  divenivano sempre più vividi per via di un moderato vento di maestrale che ripuliva l’aria.

Di lontano si poteva vedere bene Stromboli con il suo pennacchio di fumo.
Arriviamo alla spiaggia di Pollara, usata nella scenografia del film "Il postino" e qui ci tratteniamo per intera giornata, quasi da soli, godendoci il rumore della risacca ed un caldo sole oramai prepotentemente padrone del cielo.




Il mare, però, nel frattempo, si era fatto  un po’ troppo agitato per i nostri gusti 


ed evitiamo di bagnarci, anche se il posto è bellissimo.
Per tornare a Santa Marina riprendiamo il bus e la giornata termina in grande serenità. Siamo stati a tu per tu con la Natura.
Rientro in albergo e romantica ed ottima cena presso il ristorante dell'albergo stesso, ricavato dal negozio di drogheria del nonno del gestore. 

12 Ottobre

Lasciamo Salina per sbarcare dopo circa 30' su Panarea. Albergo molto bello e vicinissimo al molo (https://www.dafrancescopanarea.com/contattaci/   tel  090 983023). La nostra camera  ha un balcone privato con una bella vista sullo scoglio di Dattilo e Lisca Bianca e sullo sfondo ci fa vedere sempre Stromboli che sbuffa. 

Molliamo i bagagli e ci dirigiamo a piedi verso il villaggio preistorico di Punta Milazzese presso Cala Junco.


Sei  chilometri, tra andata e ritorno, ben spesi. Traversiamo il paesetto di San Pietro ricco di casette bianche con infissi colorati (sembra di stare in Grecia o in Puglia) e, passando per una spiaggia ed una successiva rampetta piuttosto ripida, arriviamo in questo luogo abitato già nel II° millennio avanti Cristo. Cielo blu, sole, un leggero vento fresco, silenzio, quasi nessuno su questo sentiero a tratti molto esposto da affrontare con scarpe chiuse.

Sembra quasi di muoversi in una dimensione fuori dal tempo. Proprio quel tempo in cui le popolazioni arcaiche hanno vissuto in questo luogo circa 3500 anni fa.
Custode di questo luogo dello spirito un falco che veleggia sull'alta scogliera e ogni tanto si ferma.
Il sito è un istmo, un'autentica fortezza naturale, facilmente difendibile per via del difficile accesso.
 

Esso faceva parte di un sistema di insediamenti a vocazione commerciale   e  volto al controllo delle rotte marittime ed all'individuazione di nuove miniere di stagno e rame. Gli scavi hanno consentito di portare alla luce 22 capanne ed alcuni manufatti difensivi



Inoltre sono stati rinvenuti frammenti di ceramica micenea


Frammenti che testimoniano i contatti con la Grecia Continentale e che consentono di datare quest'insediamento fra il XV° ed il XIII° a.C. Vedremo alcuni di questi reperti tra qualche giorno, quando andremo a visitare la sezione distaccata del Museo Archeologico che ha sede a Lipari.
Dopo tanta cultura sfruttiamo la adiacente baietta di Cala Junco per fare il bagno sino al pomeriggio nel silenzio più assoluto. 





Al rientro,nel tardo pomeriggio,  pizza e poi qualche scatto notturno nel porticciolo di Panarea privo di illuminazione pubblica
e poi ninna. Anche questa una giornata davvero ben spesa.

13 ottobre
Oggi la giornata comincia presto. Il menzionato balcone con vista  verso Est è un forte richiamo che ci fa saltare dal letto. Ci godiamo il sorgere del Sole.


Rapida colazione e poi via di nuovo  con l’aliscafo per l'isola di Stromboli. 
       
Avevo pensato ad un trekking che ci avrebbe portato ad un osservatorio sulla Sciara di Fuoco, ma la vista non sarebbe stata quella di cui abbiamo potuto fruire facendo una scelta diversa. Infatti, appena scesi dall'aliscafo abbiamo avuto la fortuna di imbarcarci su una barca che proprio in quel momento iniziava il giro dell'isola. Ci siamo dapprima fermati nel piccolo porto di Ginostra e li abbiamo fatto due passi nel più completo silenzio. Una giornata radiosa: cielo blu, visibilitá infinita, sole caldo. 


Ed eccoci di nuovo in viaggio con la barca verso la parte nord, quella in cui "Iddu" ovvero il vulcano Stromboli, erutta. Il piano inclinato di quasi 1000 metri é una pista da corsa per colate laviche e detriti di ogni sorta che arrivano al mare. Gli sbuffi di fumo sono chiaramente visibili di giorno, i colori vividi della roccia fusa, purtroppo,  no.  Abbiamo così appreso, con rammarico,  che la vera visita è da svolgersi di notte. Lezione da ricordare per un prossimo viaggio.

Ci accontentiamo di vedere una foto di quale spettacolo ci avrebbe atteso qualora avessimo saputo che occorreva pianificare dopo il tramonto.

Ma anche di giorno abbiamo comunque percepito la forza di questo possente fenomeno naturale.




Il giretto prosegue con una sosta allo scoglio di Strombolicchio che altro non è se non un condotto lavico superstite di un vecchio vulcano ormai non più attivo. L' acqua sotto di noi è di un colore blu intenso, indicativo della grande profondità.


Rapido pranzetto nel tranquillo paesetto di Stromboli con una vista splendida di Strombolicchio.


Due passettini dopo pranzo per stradine deserte con "Iddu" sempre incombente

un bagnetto e, nel tardo pomeriggio, accompagnati dai colori dorati del tramonto, rientriamo su Salina che sarà la nostra base logistica per i prossimi tre giorni. Bella sistemazione nell'albergo Santa Marina che, dal suo balcone, ci offre un bello spettacolo notturno.

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Fermo un attimo la descrizione del viaggio per occuparmi di un aspetto molto importante relativo a queste isole costituito dal rischio d' eruzione, terremoto e tsunami.

Tutte le isole, infatti, sono costellate di altoparlanti e cartellonistica molto indicativa dei rischi.


Mi sono incuriosito ed ho appreso che  è stato creato il  CME (Centro per il Monitoraggio delle Isole Eolie). Esso è una costola dell'INGV (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) dedicata alla pianificazione e al coordinamento delle attività di monitoraggio e sorveglianza delle Isole Eolie. E' stato concepito a seguito delle due eruzioni parossistiche di Stromboli verificatesi il 3 luglio e il 28 agosto 2019 ed è operativo da gennaio 2020.

Il CME acquisisce, interpreta e crea modelli matematici ottenuti da  dati multidisciplinari finalizzati al monitoraggio ed alla sorveglianza dei fenomeni vulcanici, sismici e ambientali delle isole dell’arcipelago eoliano. L'attenzione è particolarmente posta sui  vulcani attivi: Stromboli, Vulcano, Lipari e Panarea.

Su ogni isola, infatti,ci si imbatte in strumentazioni e  macchinari che tengono d'occhio le varie criticità quali l'entità e la qualità dei gas emessi dalle fumarole ed i movimenti, anche impercettibili, del terreno.
 
Questa attenzione, infatti, è più che giustificata. La carta qui sopra  parla chiaro.
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14 ottobre

Il balcone della sera precedente ci fa fare una colazione degna di un re

Poco dopo siamo in viaggio per Alicudi. Ci vuole un'oretta di aliscafo e, lungo il tragitto, ritrovo un vecchio amico. Lo scoglio "La Canna" sito a mezzo miglio a Nord Ovest  di Filicudi.

Era un ottimo "fix radar" con il quale aggiornare il sistema di navigazione Tornado - allora ogni tanto era necessario farlo - nei succitati trasferimenti da e per Decimomannu.

Che piacere trovarlo per niente invecchiato  dopo 40 anni!

Ma eccoci ad Alicudi. Non c'è un vero e proprio villaggio. 
È un microscopico agglomerato di case sparse su un ripido costone.
Decidiamo di sgranchirci un po' le gambe e sgambettiamo su per stradine o meglio, le scalinate, fatte di pietre irregolari percorribili solo a piedi, e con gran fatica, vista l'impietosa pendenza.



Non ci sono macchine, non c'è illuminazione pubblica. Il mezzo di trasporto per bagagli e masserizie è il mulo.


Il silenzio ed il blu della giornata di oggi ci premiano del brusco dislivello di otre 300 metri fatto per arrivare alla chiesetta di San Bartolomeo. 
Il panorama è degno dell'Olimpo, la residenza degli dei. La vista verso sud spazia da Stromboli a Palermo. Più tardi riusciamo addirittura ad individuare  anche Ustica.

Questo il filmatino di ciò che vedevamo.


Una nostra cara amica ci aveva descritto quest'isola, ma davvero non pensavamo sarebbe stata così bella.
Avremmo voluto salire ancora sulla sommità del monte, ma ci rendiamo conto che questo ci sarebbe costato il bagnetto pianificato nel pomeriggio prima di rientrare nuovamente a Salina. E non vogliamo perdere quest’opportunità.

Bagnetto rinfrescante nell'acqua cristallina nelle vicinanze del porticciolo e poi rientro nel tardo pomeriggio a Salina. Infatti, a meno di non conoscere,  non è facile trovare da dormire ad Alicudi, sia in alta stagione (per la ressa) che in bassa stagione (per le chiusure). Ed è questa la ragione per la quale non riusciamo a pernottare in questo angolo di paradiso. Rientriamo, quindi, a Salina e, dopo una buona cena,  intensa sessione di coccole tra noi e la festosa comunità felina dell'isola, amorevolmente accudita da tutti gli isolani.

15 ottobre

Oggi giornata caliginosa. Umido, strati di nubi alte, cielo grigio. Nei giorni prossimi è previsto l'arrivo di cattivo tempo. 

Visto il meteo decidiamo di saltare il viaggio  a Filicudi. Decidiamo, quindi, di proseguire la visita di Salina andando, questa volta con un ricco pulmino Citis (la locale compagnia di trasporti http://www.trasportisalina.it/index.php/orari/orari), a Rinella per fare un bagnetto e riposarci un po' delle fatiche dei giorni precedenti.

Bella pensata.

                                                           

Nessun rumore, acqua trasparentissima con tanto di pescetti che vengono a curiosare tra i piedi.

Passiamo una giornata sana a crogiolarsi tra acqua fresca e bagni di sole che, nonostante sia pallido, scalda comunque. Una giornata di riposo ci voleva. Rientro in albergo con il comodo  bus Citis, bella cenetta presso ristorante Nni Lausta (https://www.estateolie.net/it/isole-eolie/ristorante-nni-lausta-s-marina-salina/) che vi consigliamo e poi ninna.

16 ottobre


Ultima colazione dalla spettacolare terrazza dell'albergo Santa Marina e poi via a Lipari con l'affidabile aliscafo di Liberty Lines.
Poco dopo arriviamo  e, viste le dimensioni un po' più estese dell'isola, decidiamo di affittare una macchinina per essere liberi di girare. Devo dire che le destinazioni consigliate non ci hanno entusiasmato affatto. Canneto e più ancora Acquacalda non hanno davvero nulla da dire. Al contrario le destinazioni che abbiamo deciso di perseguire per conto nostro ci sono piaciute molto di più.
La prima è stata una breve escursione in un canyon di argilla bianca (https://maps.app.goo.gl/zTvumE1XAyRdfph46 ) non segnalato da alcuna scritta. Il luogo davvero impressiona. Il contesto è sui colori chiari, le pareti molto alte, ed  anche qui silenzio assordante.


Sembrava di essere in qualche punto del selvaggio Far West, prossimi ad un attacco di pellirosse. Non ci addentriamo troppo perché non so quanto sia affidabile la stabilità di pareti così alte però anche così friabili. 

Proseguiamo il nostro viaggio verso un altro luogo, a torto, ben poco reclamizzato. Non una scritta, non un'indicazione. Per fortuna riceviamo  un'imbeccata dall'infallibile Lonely Planet. Si tratta di un' impianto termale di epoca micenea (circa XVI° secolo a.C) riutilizzato poi dai Romani. 

La vasca tondeggiante è, infatti, di provenienza greca


mentre quella rettangolare è di epoca romana. I condotti  che la riempiono sono quelli originali e veicolano ancora acqua calda.

Ed, ovviamente,non manca la strada romana che conduceva a questo luogo, in straordinario stato di conservazione.
Purtroppo il sito di Terme di San Calogero - così si chiama questo luogo-  (https://maps.app.goo.gl/vbSYJ2dan6WDTiKNA) tutt'ora funzionante per il flusso di acqua calda, versa in condizioni di abbandono, per giunta imbruttito da un goffo caseggiato ottocentesco che avrebbe dovuto fungere da stabilimento termale, da molti decenni in disuso e che, invece, con la sua bruttura, occlude la vista del mare straviando completamente il mirabile disegno architettonico pensato dagli antichi. Questo degrado non ammette giustificazioni. All'estero un monumento come questo sarebbe stato il vanto dell'isola. Qui pochi lo conoscono e nessuno lo cura. Troppe sarebbero le considerazioni da fare. Ma certo Belle Arti e Amministrazioni Locali non possono girarsi dall'altra parte e consentire che un sito del genere venga perso per incuria e/o disinteresse.
La gita prosegue verso il belvedere di Quattrocchi. Vista splendida sull'isola di Vulcano più a sud, sui faraglioni di Lipari   e sulla sottostante Spiaggia Valle Muria.(https://maps.app.goo.gl/Jms9fkwUWUrAVgPy5)


Ed è proprio lì che andiamo per fare il nostro bagnetto tardo pomeridiano. (https://maps.app.goo.gl/eU12z3kku4ZQGvnZ6)   La discesa a piedi,  che inizia poco dopo Pianograca, è breve ma un po’ impegnativa ed è bene andarci con scarpe chiuse.


Ma il quarto d’ora che occorre fare è ampiamente ricompensato dal panorama, bello e silenzioso, del quale si è gratificati.

Ottima cena alla Trattoria del Vicolo, proprio sotto il B&B Lo Nardo e poi ninna. 


17 ottobre

Oggi giornata dedicata alla visita del Museo Archeologico di Lipari. Situato nella parte alta della città questo Museo si trova all' interno del Castello di Lipari fatto edificare da Carlo V dopo che il pirata tunisino Kaireddin Barbarossa aveva distrutto la città nel 1544. 


In realtà questo luogo è già stato luogo di residenza tant'è che i primi ritrovamenti, consistenti in capanne di villaggi, sono databili all'etá del bronzo ovvero tra il 1700 ed il 900 avanti Cristo.

A questa civiltà indigena si sono  poi andate  a sovrapporre, come sempre,  altre di provenienza greca e romana poi. In epoca medioevale questa terra divenne un feudo normanno per divenire poi un dominio spagnolo. In epoche più recenti vi furono radicali alterazioni dell’Acropoli-Castello che hanno comportato la cancellazione pressoché totale degli edifici di età greca e romana. Il castello venne trasformato a partire dal 1792, in luogo di detenzione e confino durato fino al periodo fascista.
Dopo la seconda guerra mondiale con la dismissione del campo di confino, in questo scenario evocativo ricco di suggestioni e di dolorosi ricordi, iniziarono nel 1950 gli scavi archeologici condotti dagli archeologi  Luigi Bernabò Brea e Madeleine Cavalier. A seguire nel 1954, essi crearono il primo nucleo del Museo facendo “rinascere” il castello, riassegnandogli il ruolo di crocevia di culture.




A questa stratificazione temporale corrisponde la distribuzione degli spazi espositivi.

Abbiamo impiegato quasi una giornata a visitare i vari padiglioni che sono coprono le varie epoche: epoca preistorica, epoca greco romana, cinta muraria spagnola e sede carceraria dall’epoca borbonica sino alla fine del secondo conflitto mondiale.

Le collezioni sono ricche perchè le Eolie sono state abitate sin dall'antichità. Abbiamo così potuto vedere reperti di oltre 3500 anni fa nella sezione preistorica, incluse interessanti ricostruzioni di siti di cui quello a noi molto caro, ovvero quello  di Capo Milazzese visitato a Panarea. Numerosi i reperti in vasellame e litici con lavorazioni in ossidiana, di provenienza liparota, stante la natura vulcanica del terreno e merce di scambio preziosa con altre popolazioni.


Naturalmente l'epoca più ricca e raffinata per cultura e manufatti fu quella greco romana che parte dal V sec a.c. ed arriva al V sec d.c.




Spiccano per bellezza i gioielli, i quali testimoniano oltre alle capacità artistiche anche qui le profonde conoscenze metallurgiche degli artigiani.



Molto interessante anche la sezione di archeologia subacquea che conserva numerosi reperti. Le Eolie, infatti, erano una tappa molto trafficata che univa lo Jonio al Tirreno ed i molteplici naufragi hanno consentito di stabilire con chiarezza gli scambi commerciali attraverso i secoli.




 
Oltre ad anfore di tutte le fogge e misure ed ancore romane c'erano anche due cannoni di un galeone francese naufragato alle Eolie nel 1500.

Due passi a strapiombo sul mare lungo la cinta muraria 


e poi una sbirciatina al carcere. Un posticino, che nel passato, deve essere stato  tutt'altro che accogliente....


Degno di nota,invece,  il Chiostro della Cattedrale di San Bartolomeo. La Cattedrale non dice gran che, ma il chiostro - il cui ingresso è dal lato interno destro della chiesa - realizzato con capitelli medioevali e colonne d'epoca greco romana vale assolutamente una visita. Piacevole incontro con la cultura anche se un po' più di cura nel proporre al visitatore un monumento così particolare non sarebbe guastata.




18 ottobre 

Alzataccia per lasciare Lipari alle 06:20 con destinazione Reggio Calabria. Andiamo via senza rammarichi. Anzi, siamo molto fortunati perchè il tempo è decisamente virato verso il brutto. 

Una volta sul "continente" facciamo colazione, depositiamo i bagagli e facciamo quattro passi in città.
Ci giriamo l'antico castello. Anche se è denominato  "aragonese”, esistono dati che consentono una datazione prima dell'insediamento avvenuto intorno all'anno 1027. Infatti, l’ impiego di questo spazio, situato nella parte alta della città, sembra possa collocarsi tra il 536 e il 549 d. C., ad opera dell'armata bizantina. Questo possente manufatto è  uno dei pochi sopravvissuti al terremoto  e al conseguente tsunami  del 1908. Molto della civiltà antica, infatti, costruito  più vicino alla linea di costa, è andato perduto in seguito a quel sisma. 


Bel pranzetto alla "Cantina della Suocera" con un carpaccio di tonno che non ha temuto paragone con alcun sushi e rientriamo nel pomeriggio in albergo. Domani sarà di nuovo alzataccia.



Super gelatino "Da Cesare",sul lungomare di Reggio,  come suggerito da un caro amico calabrese e poi pronti per la partenza il giorno dopo. 


19 ottobre
Tempo non tra i migliori,nella notte, infatti,  tuoni e fulmini, 


ma poi,  all'ora antelucana del nostro decollo  da Reggio Calabria, nessun problema.  Ed alle 8 del mattino Anna fa colazione  a   Torino.... secondo le galliche, ovvero  barbare,  consuetutini locali. Pizzetta e cappuccino. Ebbene si!


Conclusioni
Un bel viaggio. Fatto a metà ottobre ci ha consentito di svolgere le nostre visite con poca ressa e siamo stati anche molto fortunati come tempo. Giove pluvio è stato benevolo con noi. Pensavamo di doverci vestire come a Torino ma la divisa ufficiale in vacanza é stata canottiera e pantaloncini corti. Fatti tanti bagni e tante camminate senza nessun problema. Giusto una felpina la sera, ma questo perché eravamo stanchi ed avevamo preso tanto sole. Trasporti e sistemazioni logistiche quasi  sempre disponibili anche se oramai al termine della  bassa stagione.  I costi su queste isole, é giusto dirlo, non sono affatto a buon mercato. Ma è stato un viaggio che è valsa assolutamente la pena di fare. 

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