martedì 12 febbraio 2019

MURGE 2019




I PROTAGONISTI

Questo è un viaggio di cui avevo parlato per anni ad Anna. E, finalmente, il momento di partire è arrivato.





LE RAGIONI DEL VIAGGIO

Le Murge, un altopiano compreso tra  Puglia e Basilicata.  Esso si stende su due Regioni, entrambe  ricche di storia, tradizioni poichè abitate fin dall'epoca dei  Peceuti presenti su quei territori nell'VIII° secolo A.C.. Regioni, poi, che hanno fortemente risentito delle varie invasioni che si sono succedute: i Greci, i Romani, i Bizantini, gli Arabi, gli Svevi, i Normanni, gli Angiò francesi, gli Spagnoli, i Borbone. Tutto ciò  ha portato con sè il fatto che queste regioni siano quantomai ricche  di risvolti culturali diversi e per questo affascinanti ed intriganti.  Aggiungi  poi la gente, allegra ed accogliente, il  simpatico dialetto, la ottima cucina ed il buon bere ed il fatto che lì ho trascorso un bel periodo professionale, e più ancora significativo sul piano umano,  ed ecco servito un nutrito piatto di ragioni per le quali tornare a ripercorrere le tracce lasciate oltre trent’anni prima.  




Erano, infatti, gli inizi degli anni 80 quando venni assegnato al 36° Stormo, 156° Gruppo Caccia Bombardieri   Gioia del Colle, piccolo paesino sperso sull’altopiano delle Murge tra Bari e Taranto.  Questa assegnazione derivava dall’arrivo del biposto Tornado, all’epoca nuovissimo velivolo da attacco al suolo, che andava a sostituire l’ormai obsoleto monoposto F 104 nei reparti Caccia Bombardieri dell'Aeronautica Militare.  





Anni indimenticabili, fatti di tanto volo, di duro lavoro a terra presso il   156° Gruppo su questa innovativa macchina, periodo di soddisfazioni, di giocosa rivalità con l'altro Gruppo Volo sulla Base di Gioia, gli intercettori del 12°,  di scoperte, di entusiasmi. Di grandi mangiate insieme d'estate sotto le palazzine del  Villaggio Azzurro che terminavano, inevitabilmente, ad allegre  secchiate d'acqua tra noi del 156 e i cugini intercettori del 12°.



 Tra tutti costoro  ci sarebbero poi stati coloro i quali avrebbero raggiunto, anni più tardi,  gradi apicali in Forza Armata. Ma, purtroppo, Gioia del Colle ha anche rappresentato l'incontro con  dolorosi eventi. Nel 1984, infatti,  persi per un incidente di volo due cari colleghi di Corso - Corso Rostro II° -  Gigi e Pierino, due cari amici  che mai dimenticherò, cui ancor oggi rivolgo il mio deferente pensiero.































LA PREPARAZIONE DEL VIAGGIO

Ma veniamo ai giorni nostri. Un viaggio semplice da preparare. Poiché da Torino non sarebbe stato pensabile arrivare in macchina, ho preso con un mesetto di anticipo i biglietti Ryanair Torino Bari, una macchina in affitto direttamente all’aeroporto di arrivo, e, tramite internet, ho preso un B&B a Gioia del Colle (http://www.ilgrifone-puglia.it/), località in cui intendevo soggiornare e graziosamente baricentrica per le destinazioni che mi ero ripromesso. A supportare la mia pianificazione l’immancabile guida Puglia e Basilicata della Lonely Planet, la cartografia Ulmon caricata sull’Ipad (applicazione https://play.google.com/store/apps/details?id=com.ulmon.android.citymaps2go&hl=it ) in modo da sapere sempre la mia posizione e quella dei punti da raggiungere anche in assenza di connessione ad internet.  Tutti i punti che intendevo visitare  sono stati anche caricati sul mio Tom Tom, oggetto che mi sono portato dietro e che ha reso tutti gli spostamenti   molto facili durante tutto il periodo di vacanza. 




Gli itinerari sono stati scelti  in modo tale da non dover comportare più di un’oretta circa di trasferimento. 

MARTEDI 29 GENNAIO (Bari Vecchia e Sammichele)

Partiamo con Ryanair ed arriviamo puntualissimi a Bari. Ci prendiamo la macchina ed arriviamo ad un parcheggio scelto  (https://goo.gl/maps/Ft85ThStyj22 ) a quattro passi dalla Città Vecchia, nostra prima destinazione.  Veniamo accolti dall’ abbraccio di  poderoso Castello Normanno Svevo,  che sorge laddove già sorgevano fortificazioni romane.




Ci infiliamo nel dedalo delle viuzze e il primo contatto è con le donne che fanno le orecchiette






L'orario della nostra passeggiata è circa le 16 e, come nella più tipica tradizione del Sud, i negozi sono chiusi e nessuno circola per strada. D'estate, poi, questo costume diventa un "must" per via del forte caldo. Proseguiamo dunque indisturbati  per la Cattedrale di San Sabino




Ed arriviamo infine alla Cattedrale San Nicola, uno dei più belli esempi di architettura in stile romanico.










Sempre per viuzze e vicoletti arriviamo a Piazza del Ferrarese, ampia piazza che include un pezzo della via Appia di epoca romana.












Usciamo dalla Città Vecchia ed Anna intravede le lussuose vetrine di Via Sparano in piena stagione di saldi….ed ovviamente non si riesce ad astenere dall’acquisto di una “cosuccia imperdibile”.



Riprendiamo la macchina e dirigiamo verso Gioia dove ci accoglie una bella camera con il soffitto a conci di pietra.  



E prima di cenare Anna riesce ad infilare anche un passaggio da una simpatica  parrucchiera quasi di fronte al nostro B&B.  Partiamo per la cena verso il paesino di Sammichele, appena 10 chilometri a Nord di Gioia.  Una cena particolare perché risponde alla tradizione del “fornello” tipica delle Murge che consiste in quanto segue.(Macelleria Da Gerardo https://goo.gl/maps/dCvx3RxhXSA2) Si tratta di macellerie aperte sino a tarda serata in cui si ordina ciò che si vuole mangiare e poi si scende in una sala per consumare. Cena pantagruelica di carne arrosto innaffiata dal poderoso vino locale, un rosso detto  Primitivo (O' Mirr, in dialetto), caratterizzato da un notevole carattere e da una alta gradazione alcoolica.







Dopo un cenone del genere la vita appare molto più allegra....se ci avessero fatto il "palloncino" questo sarebbe esploso!







Arriviamo in camera e ci buttiamo a ninna. Domani ci attende una giornata piena.


MERCOLEDI 30  GENNAIO (Gravina di Puglia e Matera)

Il viaggio, oggi, è dedicato alla architettura rupestre, il  fenomeno più tipico della Murgia apulo lucana. Siamo attorno al nono-decimo secolo dopo Cristo e le scorrerie saracene iniziano a terrorizzare le popolazioni di queste regioni. Pertanto esse cercano rifugio verso l’interno della regione, fruendo di asperità naturali difficilmente raggiungibili. Tali sono le “gravine”.  Con il nome di Murge si indica un altopiano roccioso di circa 400 metri sul livello del mare caratterizzato da profonde spaccature, dette appunto “gravine” che sono dei veri e propri canyon.  Nei secoli, allora, essi  sono stati ampiamente utilizzati. Inizialmente, come dicevo, per sfuggire ai Saraceni ed, in seguito, tale fenomeno è divenuto  consuetudine.  Consuetudine al punto di divenire  modo di vivere e di abitare  al punto tale che essa si è protratta sino alla fine degli anni 50 allorchè,  per legge venne vietata, la vita in queste abitazioni sotterranee oggi  conosciute con il nome di Sassi.
Eccoci allora: si parte alla ricerca di questa cultura poco nota. La prima destinazione è il paese di Gravina di Puglia. Il nome è già sintomatico della morfologia del paese. Esso si stende proprio sui bordi ed, anticamente, anche  dentro la “gravina di Gravina”.  Per andare direttamente al sodo mi sono rivolto all’Associazione “Gravina Sotterranea” 




http://www.gravinasotterranea.it/ .  Siamo stati accompagnati in questo percorso da Natale Parisi giovane ed appassionato ingegnere di Gravina. Una persona davvero preziosa per il suo paese e che le strutture locali mi auguro possano aiutare in misura maggiore, visto che l'Associazione Gravina Sotterranea ridà vita ad ambienti fino a qualche tempo fa dimenticati e caduti nell'oblio. I sotterranei che abbiamo visitato, come anticipato, risalgono all’anno 1000 e presentano, evidenti, i segni dello scavo fatto a mano. Nel corso dei secoli questi ambienti  che hanno poi avuto svariati riutilizzi come, ad esempio, cantine per il mantenimento del vino, fosse comuni, stalla, cava di materiale edile e, naturalmente, abitazione.







Terminata una lunga e dettagliata visita, davvero piacevole, salutiamo Natale e facciamo due passi - questa volta sui marciapiedi - per il tranquillo e bel  paese di Gravina.




Camminando camminando si fa ora di pranzo. L’occhio esperto cade sull’ Osteria Cucco (ora si chiama Ristorante Tibbasta, la cui posizione è 
https://maps.app.goo.gl/UmP5TR4mKz65M1CK6) dove la cucina pugliese ci accoglie con  un caloroso abbraccio costituito da una splendida purea di fave e cicorie e di un calice di prezioso Primitivo.  Un autentico piacere dello spirito.




Proseguiamo poi per una bella strada di campagna verso Matera, quest’anno Capitale della Cultura. Un vero cambio è avvenuto per questa interessante città. Ciò che era apparso essere una vergogna per il paese, ovvero popolazione che viveva nei Sassi, ora è divenuta tradizione popolare  motivo di vanto. In effetti la distesa di abitazioni rupestri od ipogee è di notevole estensione e, naturalmente, preclude qualsiasi esistenza di traffico di auto. Per cui tutto sembra essersi fermato a 100, 1000 anni fa! Ci accompagna la Signora Dora, proprietaria dell’Agenzia  Ferula Viaggi, laureata in Lingue  e anche diplomata in Pianoforte al Conservatorio di Matera (https://www.ferulaviaggi.it/), il che ce la rende ancora più vicina ai nostri gusti. Ci propone un interessante percorso per entrambe i due quartieri caratterizzati da abitazioni rupestri, il Sasso Barisano ed il Sasso Caveoso, costellati di abitazioni, chiese rupestri di impianto bizantino riutilizzate poi, al solito,  per vari usi.








 













La visita  è  culminata con la visita alla Casa Grotta del Casalnuovo, ovvero un sasso ancora in perfetto stato di conservazione (https://www.casagrottamatera.com).Il bello è che in questa stagione non ci sono turisti e ci possiamo godere, al tramonto,  il silenzio di questi splendidi vicoli.












Una visita molto istruttiva per capire da vicino com'era la vita nei sassi, fatta di pastorizia ed agricoltura. Famiglie con non meno di 6-10 figli, promiscuità con animali domestici, freddo ed umidità, mancanza di corrente elettrica. Tuttavia, l'ingegno umano  ha consentito di vivere per lunghi anni in questa situazione. L'acqua, ad esempio, era ottenuta con l'attento sfruttamento di quella piovana. Esistevano poi delle "neviere" per  l'accumulo di neve ghiacciata utilizzata per la conservazione dei cibi.

salutiamo e ringraziamo la Signora Dora e terminiamo la sera con una cena presso un ristorante locale, particolarmente pregevole in termini di recupero architettonico.



Buono il cibo, ma i costi  ci sono risultati già più allineati  con  quelli di Milano o Torino.
Lasciamo Matera che è ormai buio. Un  commiato davvero romantico.




GIOVEDI   31 GENNAIO (Taranto: ipogei e Museo Archeologico)

Partenza in treno  per Taranto. Scendiamo in una quarantina di minuti dall’altopiano delle Murge al livello del mare attraversando paesaggi davvero bucolici a sud di Gioia del Colle, ma anche l’inferno dantesco costituito dall’ILVA,  fonderia che ha le dimensioni di un vero e proprio paese sita appena a Nord Ovest di Taranto.  Due passi a piedi dalla Stazione  ed arriviamo nel centro storico. Volevamo seguire una visita guidata al  Castello Aragonese (http://www.castelloaragonesetaranto.com/) ma non siamo riusciti ad arrivare in tempo. In compenso siamo incredibilmente riusciti a ritrovare un guanto di Anna smarrito nel percorso tra la Stazione e la città in base alle indicazioni avute da degli avventori di un bar in cui eravamo entrati per prendere casualmente un caffè. Strana la vita. Si chiude una porta e si apre un portone. Chiamo allora il Sig Nello De Gregorio Presidente dell’Associazione Culturale Nobilissima Taranto (https://tarantoturistica.com/2020/03/07/associazione-nobilissima-taranto/) per anticipare leggermente una visita guidata per la Taranto ipogea.   




Scopro che il Sig Nello, pur avendo una formazione  tecnica ha una gran passione per la Storia della sua città. Ci racconta che essa venne fondata attorno all’VIII° secolo A. C. dagli Spartani ed ebbe la sua acropoli su uno scoglio che fu il nucleo iniziale del centro storico odierno.





E, naturalmente, a questo primo insediamento fecero seguito innumerevoli culture tutte stratificate l’una sull’altra:  Greci, Romani, Bizantini, Svevi, Normanni, Spagnoli, Francesi, Borboni e chi ne ha più ne metta.  Tutto ciò si riflette nei numerosi riutilizzi delle architetture  ipogee che si sono avvicendati nei secoli  e la cui locazione è di norma assolutamente inattesa. Un tempio sotto un bar, un convento sotto gli archivi del comune, un frantoio sotto un palazzo civile, un granaio sotto un albergo, un convento dove secoli fa si abbandonavano i bambini ed ora sede del tribunale Minorile, strade sotterranee sotto altre strade, sbocchi segreti al mare….c’è da perdersi!  Una visita che, come tutte le altre visite guidate,  certamente raccomando, anche per supportare, lo dico ancora una volta, il coraggio di coloro che si prestano a condividere con i turisti  l’attaccamento  al proprio territorio. Attaccamento che spesso, e per fortuna non sempre, deve combattere contro burocrazia ed indifferenza delle stesse Istituzioni che invece dovrebbero favorire . 
I siti censiti nel Borgo Vecchio sono davvero tanti, ma certamente altri ancora sono ancora da scoprire.













Trascorriamo tre ore di continue scoperte. Ringraziamo e salutiamo  il caro signor Nello e festeggiamo Taranto e le sue bellezze ipogee con un bello spaghetto ai ricci di mare in uno degli innumerevoli ristoranti del Borgo Antico. 


Ma Taranto ha ancora molto da dirci. Infatti, nel pomeriggio, ci spostiamo nel Borgo Nuovo per andare a visitare lo spettacolare Museo Archeologico Nazionale di Taranto (MArTa). http://www.museotaranto.beniculturali.it/web/index.php?area=1&page=home&id=0&lng=it





Ricavato da un ex convento del 1700 alloggia alcune tra le più complete collezioni di reperti che abbracciano dal paleolitico all’epoca romana.  La ristrutturazione rende il percorso di visita attraente mettendo in buona evidenza tutti i magnifici reperti.  C'è però da dire che il personale scarseggia e le visite tra i vari piani seguono orari ben precisi nel tentativo di rendere fruibile la struttura anche a fronte delle difficoltà. Ma i reperti sono eccezionali. Tra questi brillano per bellezza gli oggetti in oro dell’epoca Magno Greca ed gli splendidi mosaici di epoca romana.  Credo che il modo migliore per farvi capire quanto sia davvero stupefacente ciò di cui vi sto parlando  sia quello di lasciare la parola alle immagini….





























Dopo tanta bellezza rientriamo a Gioia e la serata si conclude con una gradevole purea di fave


 alla Trattoria Pugliese (https://m.facebook.com/profile.php/?id=100054547444970), piccolo ma prezioso esercizio da scovare nei vicoli della Gioia Vecchia.



VENERDI  1 FEBBRAIO (Vini Plantamura, Grottaglie, Martina Franca,Alberobello)

Oggi la giornata inizia in modo diverso. Andiamo a trovare un produttore di un nobile Primitivo sito proprio a Gioia del Colle.  Erano trascorsi pochi mesi da che, a Torino,  avevo aperto una delle ultime bottiglie di Primitivo  2005 acquistate in concomitanza con una campagna di sperimentazioni svolta a Gioia anni prima. E questo generoso nettare aveva ancora la sua forza a fronte dei 12-13 anni di invecchiamento. Ecco perché siamo andati a trovare Vini Plantamura (http://www.viniplantamura.it/). I proprietari, marito e moglie, ci hanno accolto con la simpatia di sempre e con loro abbiamo parlato della cara vecchia Gioia e delle vicende dell’era Tornado.
La conclusione è facile da vedere. Basta vedere la foto.


 









Visto che ritorneremo in aereo, per il trasporto di questo vino a Torino ci avvarremo del servizio fermo deposito di TNT gestito tramite Mail Boxes di Putignano (ma a Gioia ce n’è anche un altro, tuttavia entrambi chiusi di sabato, attenzione!).  Infatti, con un modesto costo il trasportatore veicola la merce attendendosi poi che il destinatario se la vada a ritirare di persona presso la sede dello spedizionere di destinazione. Un buon sistema per spedirsi del vino quando si viaggia  in aereo. Poco dopo il rientro a torino, infatti, mi sono recato a Torino per riprendermi le mie 30 bambine (bottiglie),



Proseguiamo  verso sud e, lambendo l’orrore dell’ILVA di Taranto in cui terra e cielo hanno lo stesso colore, quello degli ossidi velenosi, raggiungiamo Grottaglie.  La visita è focalizzata nel piccolo ma gradevole Quartiere delle Ceramiche.  Le mani degli artisti si sbizzarriscono con forme e colori dando luogo a creazioni di notevole interesse.  Anche se la Grottaglie che ricordavo era quella dei torni mossi con il pedale, i forni a legna, produzioni ceramiche irregolari e di sapore ancora totalmente artigianale. Ora tutto questo non c’è più, ma i prodotti sono sempre belli da vedere.











Lasciamo Grottaglie con una gradevole stradina secondaria, in piena campagna e cosparsa di ulivi masserie e muri a secco,  che la unisce a Martina Franca. 





Si è fatta ora di pranzo e la scelta cade, con una buona dose di fortuna, sulla Trattoria del  Coco Pazzo (http://www.cocopazzo.it/) dove ci vengono servite delle orecchiette spettacolari, accompagnate da un Negramaro di tutto rispetto






Finito di pranzare ci mettiamo in giro per il centro storico, questa volta  caratterizzato da architettura settecentesca. Palazzi nobiliari con balconate in ferro battuto, chiese, stretti vicoli silenziosi ed improvvise ampie piazze. Il tutto con pareti dipinte di un bianco abbacinante e sul pavimento la lucida “chianca” (pietra) pugliese.










Una bella visita che vale assolutamente la pena di fare.



Altra stradina di campagna in direzione di Alberobello e via via che ci avviciniamo il numero dei trulli cresce. E’ oramai quasi il tramonto e, di questa stagione, parcheggiamo senza problemi nel quartiere dei trulli. Passeggiamo noi soli per i vicoli contornati da queste antiche abitazioni contadine. Ci sembra essere i padroni della città.  








Rientriamo a Gioia e siamo ancora talmente pieni di cibo che ci consumiamo due mandarini in camera prima di crollare a ninna.


SABATO 2 FEBBRAIO (Castel del Monte e Trani)

Oggi è la giornata della Puglia Medioevale. La destinazione è il magnifico Castel del Monte, (https://www.casteldelmonte.beniculturali.it/) manufatto costruito per volere di Federico II  nel 1240. Una visita da non perdere. Apparentemente isolato e periferico, in realtà il castello sorgeva non lontano dalla strada che collegava Andria ed il Garagnone (presso Gravina), importanti nuclei insediativi dell'epoca; la sua collocazione in cima ad una collina alta 540 metri sul livello del mare e ben visibile a distanza, faceva di Castel del Monte un elemento essenziale nel sistema di comunicazione all'interno della rete castellare voluta da Federico II, sebbene gran parte della critica abbia escluso una sua funzione militare per l'assenza di fossato, caditoie e ponte levatoio.
Tutt'altro che casuale, e non solo a livello strategico, appare quindi la scelta del luogo: una collina inondata dal sole in tutte le ore del giorno, con cui il monumento sembra costantemente in relazione. La luce del sole e le ombre che ne nascono, esaltano e definiscono le forme del monumento, regolarissime eppure sottilmente differenti, e ne valorizzano i colori, anch'essi uniformi e mutevoli insieme. 
Un rapporto, quello col sole, che nel Medioevo condizionava l'orientamento degli edifici sacri e che appare più che ovvio nel caso di Federico II, appassionato di astronomia. 






In particolare, la sua planimetria, basata sull’otto come numero guida ed  il già citato  posizionamento, conferiscono al Castello particolari simmetrie di luce nei giorni di solstizio ed equinozio. Tutto ciò , crea un simbolismo che appassiona da secoli gli studiosi, lasciando ai visitatori una sensazione di piacevole enigma. Un luogo dello spirito, dunque.







 





Negli spogli ambienti traspare, tuttavia, una profonda passione di Federico II. Egli, infatti, giunse a scrivere un trattato sulla caccia con il falco, il DE ARTE VENANDI CUM AVIBUS. Per cui tutte le sale ci sono stampe e rappresentazioni di questo affascinante argomento.




 




Lasciamo questo luogo dello spirito in una giornata di vento fortissimo senza quasi aver incontrato anima viva. 



Il che ci ha reso la visita ancor più appassionante. 

Dirigiamo verso Trani che raggiungiamo ad ora di pranzo. La scelta cade sulla Taverna Portanova (https://www.facebook.com/pages/category/Italian-Restaurant/Ristorante-Taverna-Portanova-150959511608838/) e ci troviamo benissimo.
Anna una bella frittura di pesce ed io un bell’antipasto di polipo rosolato e patate ed un generoso primo di cavatelli al sugo di rana pescatrice.





Il pomeriggio prosegue con la visita al Castello di Trani, (https://maps.app.goo.gl/dZfr7PNdQWJg4pp6A) anch’esso opera di Federico II e,tanto per cambiare, costruito sulle rovine di una fortezza romana eretta a difesa del vicino porto.












Dal dominio svevo il castello passò al dominio angioino e poi, attorno al 1500,  ancora al dominio spagnolo che apportò notevoli modifiche in ragione dell’arrivo della polvere da sparo sui campi di battaglia. Il maniero divenne poi carcere borbonico per restare tale sino al 1975 allorchè venne ceduto alla Sopraintenza delle Belle Arti  della Puglia che di lì a poco lo rese un bene  fruibile dopo lavori si ristrutturazione. Questi  eleminarono le sovrastrutture che, nel 1800, avevano inglobato buona parte delle strutture originarie.




Due passi per il Porto di Trani, con  prevalente presenza di pescherecci,   e poi ci infiliamo dentro la strepitosa Cattedrale di Trani



Purtroppo non è stato possibile fotografare il maestoso interno, per cui ci dobbiamo solo accontentare ora di un bel filmato fatto dalla Curia (http://www.cattedraletrani.it/IT/Index.awp)  con l’ausilio di un drone per apprezzarne le dimensioni e la raffinatezza delle strutture. 


 Noi non abbiamo incontrato nessuno, ma essendo un monumento molto visitato, conviene  prenotare una visita tramite http://www.cattedraletrani.it/IT/Prenota_la_tua_visita_alla_Basilica_di_Trani.awp


Ho preso da youtube un buon filmato (https://www.youtube.com/watch?v=8I-6PusQXFA) che consente di intravedere le tre chiese di epoca diversa sovrapposte, è davvero spettacolare.














Nell’uscire dalla Cattedrale, oramai quasi al tramonto, ci imbattiamo in un gruppo di figuranti con tanto di cappa e spada….in quel momento ci sembrava davvero di essere tornati all’epoca di Federico II.




Rientriamo a Gioia, davvero stanchi e non ce la sentiamo di andare a cena fuori, anche perchè il vento è ancora molto forte e piove. E allora prima di rientrare al B&B passiamo al Caseificio Curci (http://caseificiocurci.it/language/it/) che, a distanza di più di 30 anni, mantiene alti standard di qualità.  La nostra sontuosa cena: burratine, nodini di mozzarella, prosciutto crudo, taralli ed un possente Primitivo da 17 gradi! Una cena eccezionale dopo questa interessante giornata.




DOMENICA 3 FEBBRAIO Castello di Gioia del Colle)

E’ ora di lasciare il nostro B&B e prepararci a ripartire nel primo pomeriggio per Torino. Innanzitutto passiamo a ritirare il nostro chilo e mezzo di orecchiette fresche e poi ci dirigiamo al Castello di Gioia del Colle. Quando io ero a Gioia non era una meta di trascinante interesse. Tant’è che non mi ci ero mai recato. Ma avevamo tempo da spendere ed allora, con Anna, abbiamo fatto due passi e siamo entrati.  La sorpresa è stata notevole. Il Castello (http://www.gioiadelcolle.info/il-castello-normanno-svevo/) è stato ottimamente restaurato ed è un piacere girare all’interno dei suoi ambienti.


 






Ambienti che sono stati sapientemente impiegati per ospitare il Museo Nazionale Archeologico.  Esso affronta il tema “Vivere in una città della Puglia antica”. L'esposizione è concepita in più sezioni tematiche: Casa, lavoro, vita quotidiana (Sala 1); Ruoli e funzioni: i bambini, le donne, gli uomini (Sala 2); Ideologia e stile di vita (Sale 3-4-5).  







Le sale sono dotate di ottimi pannelli illustrativi che mettono facilmente nelle mani del visitatore la vita della Gioia del Colle a far data dal VIII° secolo A.C. periodo di presenza degli antichi Peucezi.




 Tutti i reperti vengono dal  sito di Monte Sannace, appena pochi chilometri a Nord di Gioia.  
Ma l’orologio corre. Terminata la visita al bel Museo di Gioia, assolutamente degno di una visita,  dirigiamo verso l’aeroporto di Bari ove, con una certa soddisfazione, ci spariamo un bel panzerottino innaffiato dal potente Primitivo che non eravamo riusciti a finire completamente la sera prima.



Ciao care Murge, siete capaci ancora di dare quelle belle emozioni che avevo provato trent’anni fa.



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