martedì 26 marzo 2024

SULLE ORME DEGLI ETRUSCHI: a piedi da Orvieto a Pitigliano 14-23 Marzo 2024


Premessa

Potremmo chiamarlo un caso di "richiamo della foresta". Si, perchè la vita in Piemonte, pur piacevole ed interessante, non mi ha mai fatto dimenticare le mie radici d i "civis romanus". E quindi, tutto quello che è etrusco e romano, non ha mai smesso di esercitare una grande attrazione su di me. Sin da giovane, per la benefica curiosità instillatami dai miei e dai loro amici. 
Spesso andiamo all'altro capo del mondo per visitare esoteriche destinazioni, ma, a ben vedere, questa nostra bella Italia, non deve chiedere nulla a nessuno quanto ad attrattive e storia.
Faccio particolare riferimento a quel grande quadrilatero che affaccia sul Tirreno compreso tra l'Isola d'Elba ed il Nord di Roma.
In questo quadrilatero ci sono bellezze sconosciute ai più

Un territorio poco noto, poco citato  negli itinerari più blasonati.  Eppure qui, storia e natura si sono unite per costituire una vera e propria miniera di belle cose. I primi a non sapere le ricchezze di questo angolo di paradiso sono proprio gli abitanti ed i loro vicini.  

ho iniziato a guardarmi dei camini che passavano per il quadrilatero d'oro di cui sopra. Ho trovato il Camino "Italia coast to coast" che, con i suoi 405 chilometri,  unisce Ancona ad Orbetello.
Mappa presa dal sito www.italiacoast2coast.it
Una parte di questo percorso  unisce Orvieto con Pitigliano calcando in pieno  il solitario e misterioso territorio etrusco.



Oltre 70 chilometri ricchi di bellezza e pianificati in una finestra temporale di  10 giorni, inclusi i riposizionamenti da e per Torino. Intervallo di tempo corrispondente a poco più di una settimana lavorativa e, dunque, pienamente compatibile con eventuali esigenze per chi non fosse ancora in pensione. 

I protagonisti
Noi due. Anche perchè erano anni che la menavo ad Anna circa la terra degli Etruschi e del quadrilatero d'oro.





L'organizzazione
Abbiamo optato per un periodo abbastanza fresco ma non freddo. Marzo ci è sembrato un buon compromesso tra ore di luce e temperature. Ovviamente evitando la Pasqua che, nel 2024, cadeva proprio alle fine del mese. 
Lo standard per ogni "camino". Un buon paio di scarponcini, un comodo zaino, poca biancheria, un cambio, mantella per la pioggia, vasellina per i piedi e cerotti compeed per eventuali vesciche. Posizionamento Torino Orvieto con treno e rientro Pitigliano Torino inizialmente via bus sino ad Orbetello e poi treno. Le sistemazioni serali presso  B&B ed alberghi locali, certamente più accoglienti degli ostelli. 
Non ci siamo portati molti cambi contando di poter fare ogni tanto qualche bucato strada facendo. Anche per non gravare troppo sul peso dello zaino che ci saremmo dovuti portare noi senza alcun suporto esterno.

Cartografia e supporti elettronici

Il citato sito www.italiacoast2coast.it,fornisce tutte le informazioni utili per seguire il percorso. 
 
In più, sempre nel medesimo sito,  si possono scaricare le tracce GPS da utilizzare sul proprio telefonino. Per poterle utilizzare occorre prima però installare l'App GPX viewer. E' un aspetto che raccomando fortemente perchè il percorso, spesso non è ben indicato. Con le tracce GPS, invece, si può camminare in completa autonomia. Molto utile, infine, la guida cartacea acquistabile tramite il link https://www.terre.it/prodotto/italia-coast-to-coast/  

Portarsi un Ipod per ascoltare un po' di musica durante il cammino e un power bank da almeno 15000 mAh per essere sicuri di disporre in ogni momento dei propri devices.

Giovedi 14 Marzo

Tranquillo viaggio in treno, direttamente da San Maurizio sino ad Orvieto. Un paio di cambi, ma senza stress e poi, con una simpatica funicolare, 
https://maps.app.goo.gl/8AKft5H7uJ2zKPvEA

giungiamo sull’altopiano su cui si stende la città. Arriviamo al B&B La Soffitta e la Torre e appena dopo siamo al Pozzo di San Patrizio. https://maps.app.goo.gl/6u95uWgVWZoZvoUt9


Questo enorme scavo nel dente di tufo su cui poggia Orvieto, venne fatto per volere di papa Clemente VII°, appena reduce dal Sacco di Roma fatto dalle truppe imperiali. La costruzione durò dal 1527 al 1537 ed avrebbe consentito  l'approvvigionamento di acqua anche se la cittá fosse stata accerchiata. La cosa che colpisce di questa grande struttura (54 metri di profondità per arrivare alla falda acquifera) è il fatto che sia stata scavata completamente a mano e che, cionondimeno, essa è davvero complessa. Vi sono due scale elicoidali sovrapposte l'una all'altra, che permettono la salida e la discesa su due percorsi separati. 

 


 Davvero una bella sfida per gli ingegneri dell’epoca.


 Giriamo nel tardo pomeriggio per i vicoli del paese medioevale godendoci la luce del tramonto sulla facciata del Duomo

 

 E poi aperitivino con buon bianco locale

 

Ed, infine, cenetta di sostanza, come si conviene nella terra dei Centurioni, nella Trattoria la Mezza Luna. Super Carbonara per Anna e super matriciana per me

https://maps.app.goo.gl/8AKft5H7uJ2zKPvEA



E poi ninna


Venerdì 15 Marzo

 
Questa  giornata è stata pensata, come detto,  per visitare la citta ma ha anche un risvolto molto particolare e prezioso. E', infatti, l'occasione per rivedere due cari amici che non vedevo da tempo. Clara e Stefano, conosciuti agli inizi degli anni 90 nel Villaggio Azzurro dell' Aeronautica Militare di Via Vallerano. Abitavamo nella stessa palazzina, avevamo entrambi figli piccoli coetanei  e Stefano mi aveva preceduto di qualche anno nel percorso presso il Reparto Sperimentale Volo. Insomma tanto in comune. In più Clara, laureata in Storia dell'Arte, è stata una guida particolarmente preziosa per le sue specifiche conoscenze.  Un privilegio avere due amici così cari. 
Come da accordi presi da lungo tempo finalmente  ci incontriamo  in piazza Duomo.

 Con loro condividiamo l’interessante visita alla Orvieto Underground. 

Si scende sottoterra attraversando più strati di storia. Ma prima di procedere con la visita  un interessante pannello ci fa capire la formazione del dente di tufo su cui poggia la cittá di Orvieto. Milioni di anni fa la zona di Orvieto era sul fondo del mare. Le modifiche geologiche hanno fatto si il mare si ritirasse lasciando queste terre  come zona  lacustre.


 I successivi fenomeni vulcanici hanno innalzato alcuni punti consentendo cosi la creazione del blocco tufaceo di Orvieto.
Il primo ambiente sotterraneo visitato è un frantoio sotterraneo in uso giá nel 1600. In realtá, dai rilievi fatti, lo scavo iniziale risale all’epoca etrusca, come dimostrato da un possente arco scavato nel tufo

Incontriamo poi un’altra epoca. Incontriamo una cava di pozzolana in uso nel 1700. 

Queste attività di  cave, situate sotto la città, vennero totalmente sospese nel 1889 in quanto  giudicate pericolose per la staticità degli immobili sovrastanti.

Cambiamo di nuovo epoca. Stavolta entriamo in una colombaia in uso nel medioevo.


I colombi, infatti, erano una buona fonte di cibo in un’epoca cosi povera. Il loro allevamento, infatti, non richiedeva alcun tipo di cura poichè i volatili erano liberi di procacciarsi il cibo da soli nelle campagne circostanti.
Altro cambio di epoca e ritroviamo la Orvieto durante il secondo conflitto mondiale. 

Qui gli scavi fatti dagli Etruschi diventano rifugi antiaerei. Interessante la storia con cui Orvieto venne dichiarata "città aperta" ovvero passare dall'occupazione tedesca agli Alleati senza che venisse sparato un solo colpo. Furono i contatti segreti portati avanti dalla Città del Vaticano che riuscì a far parlare i comandanti locali ed una targa ricorda ancora il fausto evento.

Pranzetto alla Trattoria MezzaLuna e poi, sotto la guida di Clara, ricchissima visita al Duomo ed all’annesso Museo.

Dire tutto quello che Clara ci ha detto sarebbe troppo lungo, ma la sua descrizione ha messo in evidenza il fatto che la costruzione del Duomo venne iniziata nel 1290 a seguito del Miracolo di Bolsena e terminato a circa metà del 1500. Questo lasso di tempo così lungo ha comportato che gli stili architettonici e pittorici non fossero univoci bensì abbiano risentito  fortemente del progresso che l'Arte ha subito in quei lunghi secoli. Talvolta con risultati del tutto antitetici. Questo vale, ad esempio, per la rappresentazione dei panorami e dell'anatomia umana: nella piuttura medioevale tutto è astratto, diafano etereo. Unicamente rivolto verso l'assoluto. Al contrario, nella pittura rinascimentale lo spazio ed il corpo umano acquistano la loro importanza rendendo la rapprensentazione più vera, più concreta, più terrena.
Le immagini valgono più di mille parole.




 


Nel triangolo superiore abbiamo dei dipinti medioevali. Nello spazio sottostante il pittore è di circa 200 anni posteriore.



Questa giornata è volata. La buona compagnia, le cose meravigliose da vedere. Salutiamo Clara e Stefano, ancora due passettini per la città, pizzetta e bicchiere di vino e poi ninna

 
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Acrobazia aerea e cucina pugliese

Vi domanderete cosa ci azzecchino due cose così diverse. Eppure mi è capitato che i due argomenti  siano venuti incredibilmente a sovrapposti. 
Interrompo, infatti,  la descrizione  del viaggio per narrarvi un simpatico aneddotto accaduto in volo a bordo di un MB 339 proprio con il caro Stefano, allora prossimo al Comando di un prestigioso Stormo Tornado. 

Infatti, egli aveva bisogno di recarsi a Gioia del Colle, sede di altrettanto glorioso Stormo Tornado e, nel contempo,  svolgere la sua consueta attività di volo. Mi offrì, allora, di andare con lui e non mi feci scappare la ghiotta occasione di volare con un caro ed esperto amico e di ritornare a salutare il mio Reparto d'origine. Giornata bellissima, volo tranquillo ed all'atterraggio Stefano mi lascia per recarsi dal Comandante di Stormo per sbrigare le sue pratiche. Io,  libero da impegni, passo a  salutare il mio Gruppo di Volo (156° Gruppo Caccia Bombardieri in cui ho trascorso due anni e mezzo)e poi mi reco in paese per fare spesa. Quando si atterra a Gioia è, infatti,   imperdibile l'appuntamento con l'acquisto di gustosissimi prodotti quali le  zampine (salcicce di bovino ed ovino e pomodoro) e le burratine e le orecchiette.  

Riempio un bel po' di sacchi della spesa sapendo che con Stefano e famiglie avremmo fatto degno onore a questi nobili prodotti. 
Predispongo il piano di volo per il rientro e, nel primo pomeriggio, Stefano si libera e ripartiamo per Pratica di Mare. Arriviamo verso Formia con un po' di carburante in più e allora perchè non fare due capriole prima dell'atterraggio? Looping, tonneau, sfogate un po' Stefano ed un po' io. Alla sommità di  una Immelmann (ovvero con il velilo a capa sotto come in figura) 

spingo la cloche per fermare la tirata  ed iniziare così, scarichi a 0 g,  il successivo tonneau per tornare dritti. Ma faccio questo movimento  un po' troppo deciso per la "peculiare" configurazione in cui ci trovavamo ...  e...tutti i pacchetti e pacchettini di leccornie, accuratamente stipati nell'angusto abitacolo, essendo ancora a capa sotto,    iniziano a fluttuare  per poi precipitare impietosamente sul tettuccio trasparente ...un frangente ben poco cavalleresco!










Rimesso l'aereo in linea di volo, il prezioso carico veniva prontamente recuperato e, tra fragorose risate, portato in sicurezza all'atterraggio per successivo consumo. Un allegro ricordo di volo che mi porterò sempre dietro e che forse anche Stefano ricorda. Ma che cos'è un'Immelmann ed a che cosa serve? Se volete vederlo con i vostri occhi basta cliccare  cliccando il link qui sotto (anche se non siete utenti facebook).

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Sabato 16 Marzo


Dopo una buona colazione partenza alle 7.20 con un cielo clemente. Qualche nuvola, giusto quelle per riparare dal sole. 



Brusco saliscendi appena usciti da Orvieto e poi salitelle ma meno brusche sin quasi all’arrivo. Di solito gli spostamenti sono piuttosto noiosi. I maniaci snocciolano pendenze, velocitá medie, minuti di sosta, vanto di strabilianti prestazioni sportive. Niente di tutto questo è di mio gusto. Vorrei invece soffermarmi su ciò che di bello abbiamo visto durante il nostro cammino. Per cominciare, una volta raggiunto la sommitá della collina antistante Orvieto tramite una strada rettilinea di origine etrusca, la vista della cittá è davvero bella.

 La successiva passeggiata nel bosco non è stata da meno. Durante il nostro percorso abbiamo visto tracce di molti animali

 e, non ci crederete, abbiamo visto dei cerbiatti  per tre volte attraversare il nostro sentiero.

 Ovviamente non abbiamo avuto il tempo di fare alcuno scatto realmente utilizzabile vista la rapidità e l’eleganza del passaggio.


Ed ancora, ci siamo imbattuti in un piccolo e sconosciuto sito funerario sempre di epoca etrusca non citato in alcuna guida.
E, come se non bastasse, nello scendere dal bordo nell’ex cratere ora lago di Bolsena, per un buon tratto abbiamo calpestato il basolato tipico di una strada romana di cui non ho trovato il riferimento in nessuna guida.

 Strada completamente sconosciuta a tutti se non al contadino che vive in quel posto. Per un momento mi sono sentito orgoglioso di quella scoperta.
 Arrivati a Bolsena ad ora di pranzo, dopo quasi 17 km di cammino,

 ci siamo buttati in trattoria per recuperare un po di forze con un bel piatto di pici, un saporito spaghettone al sugo rosso con l'aglio. 

Una doccia, un riposino e ripartiamo per il Palazzo del  Drago. E' un castello privato ed è possibile vederlo solo con visita privata prenotabile tramite il sito:
bel giardino e con mura di epoca etrusca, la struttura, oltre che essere abitazione privata della famiglia Del Drago è anche fruibile per eventi.




 All'interno non è consentito fare molte foto.Qui una per tutte, per capire il livello di bellezza, 


per cui rimando, e raccomando,  la consultazione del sito 

Vederete arazzi, affreschi, statue, arredi tutto meravigliosamente concepito ed assemblato con gusto e competenza

Una visita che è davvero una gioia seguire.  La mia guida è stata la signora Mariapace Giudotti 

che mi appassionatamente descritto sia la lunga storia della struttura che risale al 1500, sia ciascuna sala, come detto,  riccamente arredata ed affrescata.
Ho piacevolmente parlato anche con il Sig Ferdinando, giovane e simpatico proprietario del palazzo,  che mi ha congedato  con un gradito prosecco reso unico da  una stupenda  vista del Lago di Bolsena al tramonto. Una bella visita che raccomando di fare.


Dettagli tratta Orvieto Bolsena:



Domenica 17 Marzo

Iniziamo una lunga tratta di circa 18 chilometri costeggiando il Lago di Bolsena. 

Il sentiero è in realtá un’agevole stradina di campagna molto ben segnalata, a differenza del percorso precedente. 

E capiamo presto anche il perchè. Stiamo infatti percorrendo un tratto della via francigena che connette Canterbury in Inghilterra con Roma. 

 




Non abbiamo fatto incontri di rilievo con animali, ma siamo stati in compagnia di grandi querce, fiori ed olivi. Il sole inizia a farsi sentire e, dopo circa 12 chilometri ci fermiamo nell’insignificante paese di San Lorenzo. Giusto il tempo di un the caldo e siamo di nuovo per strada verso Grotte di Castro.

 Questi ultimi 5 chilometri, per essendo immersi nella natura, sono una vera fatica. Tutti saliscendi sotto il sole. Arriviamo finalmente a destinazione e i pici della Trattoria Ajo, Ojo e peperoncino ci rinfrancano.

https://maps.app.goo.gl/j3dU5cmhSaigiMr2A

 Ma siamo davvero stanchi dopo una due giorni da 18 km ciascuna. Mi vedo il sito meteo dell' Aeronautica Militare  per l’indomani 

 
e noto che le previsioni non sono buone. Una linea d’ instabilitá attraverserá l’Italia. Considerando la stanchezza accumulata, il meteo ed il fatto che la tratta successiva (Grotte San Quirico e San Quirico Sorano) non offre molto, il Sig Andrea si offre per darci  un passaggio in auto direttamente da Grotte di Castro a Sorano. In questo modo avremo tutto l’agio di visitare quest’ultima destinazione. Intanto recuperiamo le forze  in un ottimo b&b (108 b&b) tenuto da Antonio un giovane che è appassionato di viaggi e fotografia.

 https://maps.app.goo.gl/rF5oCqDz9oivoy3ZA


Dettaglio tratta Bolsena Grotte di Castro




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La civiltà etrusca

Fermiamo ancora la descrizione del viaggio per parlare sinteticamente degli Etruschi.
In definitiva man mano che il nostro  viaggio progredisce stiamo entrando sempre di più dentro casa loro ed è bene conoscere di più sui loro usi e costumi. 

Le origini
Le origini di questa gente sono state oggetto di dibattito. Erodoto sosteneva che detta popolazione provenisse dall'attuale Turchia, mentre altre fonti, quali Dionigi di Alicarnasso, ritenevano che gli Etruschi fossero nativi italici. Quest'ultima teoria sembra essere validata da recenti studi genetici effettuati dal Max Plank Institute for Evolutionary Anthropology
La civiltà etrusca si sviluppa  in un arco temporale che va dall' XI° (età del ferro nell'area mediterranea) ed arriva con le ultime propagini autoctone al  III° secolo avanti Cristo (246 a.C. la caduta di Orvieto in mano romana). 

I territori
I territori inizialmente occupati furono il Lazio, la Toscana e parte dell'Umbria per poi espandersi ad altre regioni verso la Pianuta Padana ed anche verso la Campania. Tuttavia, risulta anche che gli Etruschi fossero anche buoni navigatori per mare ed avessero dato filo da torcere alle navi greche che si approcciavano alle coste tirrenihe.

Territori Etruschi
La religione
La concezione del mondo di questa civiltà è chiaramente delineata dalla propria  religione. Essa si fondava sull'esistenza di molteplici dei in linea con la religioni greca prima e romana poi. Il destino dell'uomo era in mano degli dei e quest'ultimo nulla poteva per cambiarlo. Al più era concesso riuscire ad anticipare quanto gli Dei volevano. Di qui una particolare attenzione degli Etruschi verso i Sacerdoti, gli unici in grado di poter conoscere il futuro.

Gli strumenti di questa conoscenza era lo studio degli organi interni degli animali, il volo degli uccelli, le modalità con cui si sviluppavano i fulmini e lo studio dei sogni. 

Gli aruspici analizzavano le viscere degli animali (in particolare il fegato e il cuore)

Accanto a questa concezione cosmogonica si accompagnavano riti magici e propiziatori, consistenti in canti sacri e danze di ispirazione religiosa. Infine, era prerogativa dei Sacerdoti l'impiego di erbe medicinali e narcotici la cui conoscenza proveniva dalla stratificazione secolare di vita nei campi e nei boschi dell'Etruria.  

La struttura politica
La struttura politica era, a similitudine delle "Polis" greche costituita da una federazione di 12 città (dodecapoli). A capo di ciascuna città c'era un rappresentante ed i 12 rappresentanti si incontravano in un'assemblea comune nel tentativo, spesso non raggiunto, di trovare una politica estera comune. L'assemblea eleggeva quindi un capo il cui nome era Lucumone. Tale figura, tuttavia, 
verso la fine del 5° sec. a.C., con l’avvento di repubbliche aristocratiche,  scomparve.
Lucumone


La lingua
La lingua etrusca è ancora un problema, visto che è morta e seppellita da oltre duemila anni.
Ecco quanto scrive in merito il Prof. Massimo Pittau, Ordinario di Lettere presso la Facoltà di Sassari: "La parola “decifrazione” riferita ad una antica lingua documentata da testi scritti è ambigua, perché in effetti implica due operazioni differenti: da un lato c’è la “decifrazione dei grafemi letti per trasformarli in fonemi (o “significanti”) pronunziati, dall’altro c’è la interpretazione dei “significati” espressi da quei grafemi/fonemi. Orbene la “decifrazione dei grafemi etruschi” e la loro trasformazione in fonemi pronunziati è stata già effettuata e in modo facile, in virtù del fatto che l’alfabeto etrusco si interpone fra due alfabeti del tutto conosciuti, quello greco e quello latino. In virtù di questo fatto si può affermare con certezza che qualsiasi testo etrusco si può leggere e pronunziare con quasi totale precisione.
Invece la “decifrazione dei significati” o la loro interpretazione è stata molto lunga e laboriosa, ma ormai ha fatto molti e sostanziali passi in avanti, soprattutto negli ultimi venti anni.
Lamine di Pyrgi
Lamine di Pyrgi

L’apporto delle Lamine di Pyrgi alla “decifrazione o interpretazione dei testi etruschi” differenti è stato pressoché nullo, dato che le due versioni del documento, quella etrusca e quella punica, si corrispondono tra loro soltanto a grandi linee (cfr. M. Pittau, Tabula Cortonensis – Lamine di Pirgi – e altri testi etruschi tradotti e commentati, Sassari 2000, Libreria Koinè)."
  


Il ruolo della donna
Erano donne, quelle etrusche, dotate di una notevole autonomia. Tra le cose sensazionali che apprendiamo soprattutto da oggetti e utensili di vita quotidiana sapevano leggere e, in molti casi, erano pilastri del mondo del commercio e del lavoro. Erano donne libere, indipendenti, benestanti, raffinate, che amavano farsi raffigurare in affreschi, dipinti, statue, sarcofagi (si pensi al famoso “Sarcofago degli sposi”),

 che amavano indossare i più sontuosi gioielli, i più raffinati ornamenti, che curavano con solerzia il proprio corpo, che amavano godersi la vita ricoprendo anche incarichi importanti a livello sociale. La donna presso gli etruschi era insomma una donna fuori dal comune (considerando le sue corrispondenti romane o greche) che non amava essere comandata o sottomessa a qualsiasi autorità (specie del padre o del marito).. si dilettava persino ad uscire da sola per andare a spettacoli o gare! Possedevano addirittura un nome proprio col quale venivano riconosciute. Insomma la donna etrusca era una donna molto moderna, poco “domestica”, poco incline a rinchiudersi in casa a svolgere lavori “femminili”. Si ha la certezza che fosse anche che  partecipasse, cosa davvero inusitata per la cultura greca e romana. Infatti, per queste culture la figura femminile presente  ai banchetti  era la meretrice e non la donna raffinata. La partecipazione all'evento sociale in parole è evidenziata nei numerosi affreschi o dalle sculture a noi pervenute. 

Il culto dei morti
Senza dubbio gli Etruschi ebbero un profondo culto dei propri defunti, ma non solo: il rispetto e il desiderio di rappresentare le tombe come dimore per l’eternità, la perfetta sistemazione delle aree funerarie, lo stesso orientamento delle aperture dei sepolcri, rientrano in un più vasto ambito sacrale e religioso. Questo anche perché il culto dei morti si integrava a quello degli antenati – in particolare del capostipite – e rappresentava un mezzo per l’affermazione del prestigio e della potenza della famiglia. Il culto dei morti ha subito un progressivo cambiamento man mano che la società etrusca, dalla aurea indipendenza della dodecapoli,  andava verso l'inglobamento nella sfera romana. Infatti, nei tempi più antichi gli Etruschi credevano ad una qualche forma di sopravvivenza terrena del defunto. Da ciò nasceva l'esigenza, come forma rispettosa di omaggio, di garantirne la sepoltura e di dotarla di richiami al mondo dei viventi.
La tomba era quindi realizzata in modo da sembrare la casa del defunto, sia nell'architettura che negli arredi. Assieme al corpo venivano inumati anche i suoi beni più personali e preziosi, vestiti, gioielli, armi, oggetti di uso quotidiano. Sulle pareti del sepolcro erano dipinte scene dal forte significato vitale, come banchetti, giochi atletici, danze. 
Dal V secolo a.C. anche il concetto del mondo dei morti risentì in modo più marcato dell'influenza della civiltà greca e anche della concezione più pessimistica della vita che gli Etruschi andavano acquisendo, consapevoli ormai del declino della loro civiltà. Venne così a configurarsi un al di là, localizzato in un mondo sotterraneo, nel quale le anime dei defunti trasmigravano, abitato da divinità infernali e dagli spiriti di antichi eroi. Il passaggio tra i due mondi era visto come un viaggio che il defunto compiva scortato da spiriti infernali.
I più importanti di questi spiriti erano la dea Vanth dalle grandi ali che regge una torcia, il demone Charun, dal viso deforme, armato di un pesante martello, il demone Tuchulcha, dal volto di avvoltoio e dalle orecchie di asino, armato di serpenti.

 Il destino di ogni defunto era quindi di essere condotto in un mondo senza luce e speranza in cui il fluire del tempo era segnato dai patimenti delle anime che ricordavano i momenti felici delle loro vite terrene. Le sofferenze delle anime dei morti potevano essere alleviate dai parenti con riti offerte e sacrifici.
Per personaggi particolarmente illustri doveva essere possibile, grazie a speciali cerimonie, provvedere alla beatificazione o in casi eccezionali alla deificazione.
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Lunedi 18 Marzo Grotte di Castro (San Quirico) Sorano

 Stamattina la giornata si presenta come annunciato: na' schifezza.

Accettiamo, quindi, di buon grado  la generosa offerta di un passaggio da parte del Sig Andrea e  siamo a Sorano in una ventina d'anni minuti di macchina. Questo ci da l’agio di visitare con tiutto il tempo necessario il bel villaggio di Sorano senza timore di venir sorpresi da qualche acquazzone lungo la tratta a piedi. Infatti, la gentile signora Silvia dell’Hotel La Fortezza,

https://www.hoteldellafortezza.com/

 posto a dir poco fatato situato all'interno della Fortezza Orsini, ci subito una bella stanza 

e, lasciati i bagagli, ci giriamo il paese.


Ci dirigiamo , quindi, verso il  fondovalle passando per la Porta dei Merli,dove arriviamo al fiume Lete.

Al fondovalle  seguiamo la Via Cave di San Rocco




 Ad un certo punto la strada etrusca tagliata nel tufo ci porta su un dente antistante il paese. Di qui si gode davvero un bello spettacolo.

Torniamo in paese per pranzo ed una bella “acqua cotta” presa alla …..ci rifocilla dei chilometri comunque macinati anche oggi.

Due passi ancora per il paesino fatto tutto di pietre antiche e poi un bel riposino ristoratore.


Ottima cena in albergo e due piacevoli chiacchiere con i gestori di questo prezioso gioiellino di posto ricavato dal un lato della Fortezza Orsini. Gira che ti rigira esce fuori che la signora Silvia è di Torino ed abbiamo conoscenze comuni in ambito aviazione.  Il mondo è davvero piccolo. E, per inciso, la struttura è davvero bella ed il ristorante non è da meno!!




 


Dettagli passeggiata in Sorano:



Martedi 19 Marzo Sorano Sovana

Lasciamo il gioiellino di Sorano e, con calma, ci avviamo verso Sovana. Sarà un trek facile, solo 12 chilometri. C’ è finalmente il sole anche se un bel venticello fresco ci ricorda che la Primavera deve ancora arrivare. 

Il percorso, in uscita segue la via Cava di San Rocco che é quanto avevamo già fatto ieri, per cui ci teniamo sulla strada comunale Sorano Sovana, molto poco trafficata ed anch’essa scavata nel tufo.


Dopo un po’ il sentiero devia per una bella stradina sterrata che taglia per i campi. 

Bel sole, fiori, ulivi, vigne. Un panorama assolutamente idilliaco. Il tutto condito da greggi di pecore al pascolo. 
Reminiscenze virgiliane delle Bucoliche: “Titire tu patule recubans sub tegmine fagi”. Un gran senso di pace, sembrava il mondo dell’etá dell’ oro proprio cantato da Virgilio. Già…..Ma l’invidia degli dei non finisce mai di colpire i destini dell’uomo. 



C’é sempre l’avverso destino. Questi  cartelli hanno, infatti,  fortemente condizionato il nostro cammino. I cani da pastore maremmani non hanno apprezzato il nostro peregrinare per cui abbiamo dovuto fare molteplici deviazioni dal percorso canonico talvolta anche svalcando, come i guastatori, un paio di  recinti. Fortunatamente non abbiamo avuto nessun serio incontro con questi simpatici cagnolini anche uno di questi ci si è avvicinato a qualche decina di metri abbaiandoci. 

Arriviamo alla bella Sovana,


 
molliamo i bagagli e mangiamo   un meritato boccone.

E partiamo per due visite in paese. 

La prima è la chiesa di Santa Maria Maggiore che  pare risalire al XII secolo. 
Questa incertezza dipende dal fatto che la costruzione  ha subito varie ristrutturazioni nel corso dei secoli. Saccheggiata dai senesi nel 1410 e dai pitiglianesi nel 1434, fu consistentemente modificata nel XVI secolo, quando venne costruito l'adiacente Palazzo dell'Archivio. Non molto grande è uno scrigno prezioso.
Nella parete della navata sinistra si conservano alcuni affreschi di scuola umbro-senese dell'inizio del XVI secolo.


Nell'abside è collocato un ciborio in pietra, uno dei pochi esempi in Toscana di arte preromanica, scolpito con il repertorio tipico della decorazione altomedievale di motivi vegetali, animali e geometrici.




La seconda visita è al  Duomo o Cattedrale di San Pietro. 
Esso è posizionato nell'area dove probabilmente sorgeva l'acropoli etrusca e  la fondazione dell’edificio attuale avvenne tra l’VIII ed il IX secolo. È uno dei più importanti edifici in stile romanico gotico di tutta la Toscana. 

 



Interessante notare che all'alba del solstizio estivo (21 Giugno) il primo raggio di luce del "sole invincibile" centra e illumina la monofora absidale, ne attraversa tutta la navata centrale e si  proietta sulla parete opposta dando luogo ad una scenografia di rara e suggestiva bellezza.
I costruttori del sacro edificio, come ha dimostrato in una indagine l'archeoastronomo Adriano Gaspani, hanno deviato  sensibilmente dai precetti medioevali i quali consigliavano l'orientamento delle chiese ad Oriente, alla levata del sole equinoziale.
In questo senso Papa Silvestro II (940-1003) era stato molto chiaro: gli edifici sacri dovevano essere orientati in relazione alla levata solare degli equinozi.
Il fatto che sia la cripta sottostante il duomo, che il duomo stesso, siano orientati alla levata solare del solstizio estivo, potrebbe rimandare a forme culturali tipicamente nordiche, quali quelle celtico-germaniche o longobarde; tuttavia, in merito a questo particolare orientamento astronomico del duomo di Sovana si potrebbe azzardare un'ipotesi collegata alla festività di San Giovanni battista, che ricorre il 24 Giugno, pochi giorni dopo il solstizio estivo.

Infine, sempre a piedi, abbiamo visitato alcune tombe etrusche tra cui 
la Tomba della Sirena 
e poi ci siamo  inerpicati per la via Cava di San Sebastiano

 










Ed ecco come è fatta una via cava etrusca, in sezione longitudinale e trasversale





Rapida, e buona,   cena in albergo e crolliamo a ninna. Anche oggi ci siamo macinati 18 chilometri.

Dettagli tratta Sorano Sovana:




Mercoledì 20 Marzo Sovana Pitigliano

Iniziamo con una buona colazione e, con piacere, ci accorgiamo che il pavimento della bella sala ha un settore in vetro. Chiediamo spiegazioni e ci viene detto che con le Belle Arti è stato stabilito un compromesso: la costruzione del bell’Albergo Sovana  Resort avrebbe potuto continuare a patto di lasciare visibile il possente muro etrusco su cui si sarebbe andata a poggiare. E cosi è stato, per cui la cena di ieri e la colazione di oggi l’abbiamo fatta con i piedi bagno su una storia di 2500 anni fa. Solo questo paese, delizia e delirio di chi lo abita, è capace di dare emozioni così profonde.
Salutiamo la bella Sovana, rammaricati di non aver potuto vedere la Tomba Ildebranda e la Tomba dei Demoni, purtroppo chiuse. Sarà un motivo in più per tornare di nuovo. Ci  addentriamo sempre di più  in un panorama fatto di fitti boschi, di prati fioriti, di ripidi dirupi, impronte di cinghiale,  e solitari passaggi delle vie cave. 








E sempre in via cava (Via cava Poggio Cani)   arriviamo sin sotto Pitigliano. 
Questa è stata forse la più bella tratta di tutto il nostro trekking. 

Molliamo i bagagli nel b&b, pappardellina al cinghiale per riprendere un po' di vitamine e ancora in giro per il bel centro storico. 

Piccola spesetta e poi, dopo i 12 chilometri di oggi, doccia e cena in camera.

Dettagli passeggiata tratta Sovana  Pitigliano:




Giovedi 21 Marzo Passeggiata per Pitigliano

Oggi è una giornata particolare. Nove anni di matrimonio. Festeggeremo. Iniziamo con un caffettino nella piazza del paese immersa in un silenzio irreale. Che pace, che tranquillità. Lo credo che nei paesi si campa più a lungo, e credo pure che si campi meglio. 

 

É nostra intenzione, dopo tombe e strade etrusche, vedere un po' di oggetti di questa evoluta civiltà. Sulla carta il Museo Etrusco di Pitigliano vanta una bella raccolta di vasellame proveniente dalla vicina necropoli di Poggio Buco nonché dalla stessa Pitigliano che al proprio interno accoglie un insediamento risalente al XII secolo avanti Cristo. 
Purtroppo anche questo interessante luogo è chiuso e non vi è verso di averlo aperto anche in via eccezionale. Varchiamo l'ingresso della Fortezza Orsini che comunque ospita l’ omonimo Museo.
 I reperti sono i bei soffitti affrescati in epoca quattrocentesca, sculture e dipinti del tardo medioevo, inclusi alcuni interessanti spartiti di canto gregoriano. 








In più, lo stesso Museo, essendo all’interno della Fortezza, ha al proprio interno gli ambienti  funzionali tipici di una fortezza ancora  in buono stato di conservazione: il frantoio, la cisterna delle acque e le segrete.


Proseguiamo la visita di Pitigliano andando al Ghetto. Edificato a partire dalla seconda metà del XVI secolo, dopo l’arrivo della comunità ebraica a Pitigliano, il Ghetto era il fulcro della vita della comunità ebraica nel paesino toscano.
Nei decenni successivi all’arrivo della comunità ebraica a Pitigliano, alla fine del 1500, vennero edificati la Sinagoga, i locali del bagno rituale, il forno delle azzime, la macelleria kasher e la cantina.
Fuori dal centro storico invece, appena usciti dal borgo di Pitigliano, si trova il Cimitero Ebraico.  





Ma dopo tanta cultura e tanti scalini è anche venuta l’ora di festeggiare il nostro anniversario. La scelta cade, e non a caso, sul bel ristorante “Il Caveau”. Ottima cucina e, ovviamente, un grande scavo nel tufo sotto i piedi degli avventori, risalente all’epoca etrusca.


 


Ancora in giro per vie cave nel pomeriggio ( Via Cava Dei Fratenuti) con le sue possenti pareti nel silenzio più totale


Per una descrizione delle vie cave attorno a Pitigliano si può usare questa mappa.

 Mappa che proviene dal sito del Comune di Pitigliano ove è disponibile con maggiore risoluzione all'indirizzo:


ed, infine,  rientro in albergo.

 Ed anche oggi che non dovevamo camminare ci siamo macinati quasi 14 chilometri.

Dettagli passeggiata per Pitigliano:



Venerdi 22 Marzo Terme di Sorano

Oggi giornata dedicata al riposo. Si va alle Terme di Sorano, un bel resort con piscine all’aperto ed al chiuso alla temperatura di 37 gradi. Una vera goduria.






Un comodo bus ci ha portato in mattinata e riportato a Pitigliano nel tardo pomeriggio. Cena in cameretta perchè domani la sveglia suonerá molto presto.

Sabato  23 Marzo Pitigliano San Maurizio Canavese

Alzataccia alle 4.20 per acchiappare, nella nebbia,  il bus diretto Pitigliano-Grosseto

 e di qui riprendere la via verso Torino. Evitiamo così uno sciopero dei ferrovieri che avrebbe preso piede nel tardo pomeriggio. 

Alle 15 siamo di nuovo ritornati al punto da cui eravamo partiti 10 giorni prima. 


Ma molto più riccchi dentro.


CONCLUSIONI

Un viaggio molto positivo, ricco di emozioni e di nuove conoscenze. Preparando il trekking ho studiato ciò che di bello c'era da vedere ma mi sono reso conto che è come voler bere da un idrante. Più cerchi di sapere e più ti rendi conto che c'è ancora molto altro da sapere. Purtroppo avrei voluto vedere di più ma diverse istituzioni (Musei, Necropoli)erano chiuse e, nonostante la richiesta di visita, anche a titolo ampiamente onerso, non c'è stato verso di farle aprire. 


Ringraziamenti

A Clara e Stefano, che ci hanno onorato della loro compagnia

Alla Sigra Tamara bibliotecaria di San Maurizio che mi ha aiutato al reperimento dei testi necessari alla preparazione del viaggio

Alla famiglia Del Drago ed alla signora Guidotti che mi hanno rispettivamente concesso ed illustrato la visita dell'omonimo Palazzo a Bolsena

Al Sig Andrea che ci ha aiutato con  un passaggio in macchina evitandoci i disagi di  una giornata di cattivo tempo

La Sigra Silvia, Hotel La Fortezza di Sorano, la quale, appreso che non ero stato bene la sera prima, ci ha da dato subito una bella stanza nel suo albergo

Documentari propedeutici

Orvieto:


Bolsena:

Sorano


Sovana


Pitigliano e vie Cave




Testi 
  • Escursionismo d'autore nella terra degli Etruschi, vol I (Maremma Toscana) di Giovanni Menichino, Editore Laurum
  • Escursionismo d'autore nella terra degli Etruschi, vol II (Maremma Laziale) di Giovanni Menichino, Editore Laurum
  • Escursionismo d'autore nella terra degli Etruschi, vol III (Via nella Tuscia) di Giovanni Menichino, Editore Laurum
  • Segreti e meraviglie d'Etruria, Giovanni Menichino