martedì 9 ottobre 2018

Corso di Vela Cabinato 1° livello, Centro Velico Caprera, Ottobre 2018


L’antefatto

Erano diversi anni che mi ronzava in testa il desiderio di seguire un corso di vela. Il mare mi ha sempre affascinato e l’dea di potermi muovere nel silenzio era davvero una tentazione. Ma, abitando a Torino,  continuavo a rimandare l’impresa in attesa di un non meglio identificato “futuro favorevole”. Grande sbaglio. Il futuro passa ed allora  occorre agguantarlo ora. Fortunatamente la svolta è venuta dall’ intervento dell’ amico Fulvio il quale, durante le sue vacanze, aveva conosciuto Paolo, un chirurgo vascolare ed espertissimo skipper nonché proprietario di Ariel, un meraviglioso 53 piedi costruito dalla Hallberg Rassy,  una mitica casa costruttrice svedese. Una vera e propria Rolls Royce delle imbarcazioni a vela.



Ebbene, nei discorsi tra Paolo e Fulvio era venuto fuori che Ariel avrebbe partecipato nel  2020 ad una famosa regata internazionale attorno al mondo nota con il nome di  World Arc  e che l’Armatore non avrebbe disdegnato a prendere con se alcune, selezionate,  persone durante le traversate. 




 Fulvio ha  proposto a Paolo i nostri nominativi in qualità di ciurma di basso livello. Saremmo ben stati capaci di pelare due patate a bordo, no? 😄😄 A maggio, infatti,  ci siamo recati a Porto Ercole per conoscere Paolo e vedere Ariel su cui gentilmente ci è stata offerta una bella uscita per una navigazione di un giorno. Come era prevedibile per dei neofiti né Fulvio né io abbiamo capito assolutamente nulla di tutto quello che si verificava attorno a noi.  E poiché  era disponibile l’emozionante  tratta la tratta Galapagos – Tahiti nel  Pacifico, prevista appunto  per il Marzo del 2020, era divenuto impellente per entrambi presentarci a questa affascinante impresa almeno un minimo preparati. Di qui la scelta di rivolgerci ad una delle migliori scuole di Vela in Italia, il Centro Velico di Caprera.  Ed eccoci allora iniziare il Corso Cabinato 1 (C 1) il 29 settembre 2018.





Le varie tipologie di corsi a Caprera

La scuola prevede due tipi principali di corsi. Uno dedicato alle derive, piccole e manovriere imbarcazioni biposto ed un altro incentrato sull’impiego dei cabinati, barche più grandi con più persone di equipaggio.
Sulle derive si apprende l’arte della vela sentendo il vento sulla propria pelle e se non si acquisisce rapidamente la dovuta  prontezza di riflessi nel sapersi muovere  la barca si capovolge (si dice scuffia) in men che non si dica. La popolazione degli studenti di questa specialità, naturalmente, è prevalentemente composta di giovani a scorrazzare per lo scafo carponi o a mollo nel recuperare dalla scuffia. 


Ed in tutto questo, naturalmente, non mancano urti, bozzi, dolenzie varie...

Ben diverso il regime a bordo di un cabinato, già molto più adatto a chi ha i capelli grigi, anche se non mancano momenti di intensa attività durante le manovre, soprattutto quando queste sono svolte da studenti alle prime armi.
Le barche usate sono state due. Il tranquillo First ed il già più vispo J 80.



First




J 80



La vita durante il corso e relative considerazioni

Beh, le lancette dell’orologio sono tornate indietro di oltre quarant’anni. Mi è sembrato di essere nuovamente all’ Accademia Aeronautica di Pozzuoli, frequentata, il secolo scorso, ahimè,  dal 1975 al 1979.




 Camerate da 40 persone, gabinetti alla turca, servizi e docce all’aperto. 












Mensa comune ad orari precisi, menù senza tanti fronzoli ma decisamente buono grazie a due cuochi ed un'assistente tecnica davvero in gamba cui vanno i nostri ringraziamenti.



                            



Il tempo è stato intensamente scandito da lezioni teoriche, uscite in barca. La giornata tipo inizia con la sveglia alle 6.30 per essere a colazione alle 7. 


Alle 7.45 Alzabandiera 



https://youtu.be/Fii_sM7HUrY

e poi lezione sino alle 8.45. Alle 9 imbarco sino alle 12.30. 
Alle 13 pranzo per essere di nuovo a lezione alle 13.45 sino alle 14.30. Nuovo imbarco sino alle 18.30 per essere a cena alle 20.


 Alle 21 debriefing sulle attività svolte in giornata sino oltre alle 22.15 ed alle 22.30 il silenzio. 



Infine, durante tutta la settimana di corso, oltre al rispetto degli orari di cui sopra, ciascun allievo, distinguibile da una cuffietta di carta mentre in servizio,  ha contribuito di persona a servire a mensa con ruoli di sala o lavapiatti. 






Come vedete un’attività intensa, ma specificamente volta a replicare a terra l’essenzialità della vita di bordo ed a stimolare l’autodisciplina necessaria allo svolgimento delle operazioni. 



Tutto ciò sembra essere una notazione fuori tempo ed in pieno contrasto con l’ormai consolidata corrente buonista dove tutto è permesso e non esiste nessun dovere mentre esistono solo diritti individuali intoccabili. Ma consentitemi una digressione filosofica. Penso che  una società sia civile, evoluta e davvero libera, laddove vengano tutelati i diritti essenziali. Tuttavia, tale riconoscimento può avvenire  solo dopo che tutti gli individui della stessa società  abbiano soddisfatto l’imprescindibile  requisito del compimento del proprio dovere, inclusivo del rispetto delle regole e degli altri. Ipotesi di comportamento diverse portano inevitabilmente al caos, ovvero al sopravvento del più arrogante o del più furbo. E, purtroppo, è questo ciò che sta accadendo nel nostro paese. 


Lo scenario operativo

La scuola si trova sull’estremità dell’isola di Caprera, in un luogo in buona parte Parco e quindi tutelato su terra e su mare da precisi vincoli paesaggistici. L’isola, dunque, in acqua e fuor d’acqua è praticamente allo stato brado. I maialini selvatici si avvicinavano senza problemi alla mensa delle basi meno frequentate.



Gli insediamenti Centro Velico Caprera sono tre e su questi si dividono le svariate tipologie di corsi. Le barche sono ricoverate nelle insenature più riparate come riportato in mappa.




Tale dislocazione consente di avere buone condizioni di vento senza, tuttavia, risentire di condizioni d’onda molto pronunciate che verrebbero a detrimento, almeno per i corsi iniziali, di contenuti didattici durante le uscite in barca.






L’ambiente umano trovato a Caprera

La stagione ormai avanzata in cui si è svolto il corso (inizi di ottobre), ovvero dopo l’apertura delle scuole dell’obbligo,  ha benevolmente consentito che non ci fossero torme di scalmanati quindicenni, talvolta  privi di ogni sincero interesse verso la vela ed allontanati da casa solo perché liberi da impegni di studio. La popolazione di studenti incontrata, invece, era totalmente costituita da genuini appassionati, già più avanti con l’età, ovvero universitari, giovani già nel mondo del lavoro, qualche pensionato come me. Un livello culturale decisamente alto. Una vera gioia, ad esempio, scambiare idee, in particolare,  con un giovane medico, una ricercatrice universitaria, un dipendente dell’Agenzia Spaziale Europea, un’avvocatessa, un ingegnere informatico, un giovane imprenditore impegnato con la sua start up e così via….
L’unica notazione triste a margine di questi begli incontri è stato rilevare che molte di queste capacità, oramai, risiedono stabilmente in paesi al di fuori dell’Italia, nazione che, per la propria inefficienza, deve fare  da Cenerentola rispetto alle altre. 



Belgio, Inghilterra, Francia, Germania, Olanda ed addirittura Irlanda. Queste le sedi di lavoro più diffuse. Ovvero abbiamo perso e vieppiù perderemo preziose risorse intellettuali che difficilmente rientreranno nel loro paese d’origine, vuoi per carenza di posti di lavoro vuoi perché endemicamente siamo poco strutturati a gratificare i nostri cittadini con un reale ed imparziale sistema meritocratico, cosa che regolarmente avviene in nazioni estere.


I nostri istruttori

La nostra classe, di cui parlerò più tardi, ha avuto la buona sorte di trovarsi sotto le ali protettrici, forse meglio dire vele protettrici, di due validissimi istruttori.
Tali sono il buon Federico, con la sua immancabile pipa da lupo di mare e con le sue imperdibili spiegazioni notturne della volta celeste





E la cara Elenina, di cui sarei orgoglioso di esserle padre, solare e piena di interessi e grinta nell’affrontare la vita ed i suoi quasi ultimati studi giuridici.






Entrambi loro si sono adoperati, sia a terra che in barca, con passione e competenza per trasmetterci i rudimenti dell’Arte della Vela dimostrando grande dedizione e pazienza. Con loro c’è sempre stato un dialogo aperto e sincero al punto che è nato un rapporto realmente costruttivo. Queste due persone, nel giro di una settimana, sono stati capaci di metterci in grado di saperci muovere in sicurezza e di amare il rumore del vento.
Un’immagine vale centomila parole. Ecco sulla lavagna, scritto di loro stesso pugno, il concetto operativo che è stato perseguito con pieno successo. 



 Grazie Federico, grazie Elenina ed auguri di tutto cuore per le vostre cose!


La nostra classe

Quanto appena detto sopra circa il livello delle persone nella Scuola nel periodo in esame si applica in pieno alla nostra classe, composta da affermati professionisti in svariati campi: medicina, ingegneria, geologia, giurisprudenza, settore commerciale ed aeronautica.

Un bel mix di persone, tutte ben disposte a creare gruppo ed a mettere in comune le proprie esperienze lavorative ed umane. Tant’è che ci siamo scambiati telefoni ed email in modo tale da mantenerci in contatto anche dopo la fine del corso.



Sopra da sinistra a destra:
Francesco, Luca, Elenina, Tiziana,  Fulvio, Andrea.

Sotto da sinistra a destra:
Gabriele, Marcello,Franco, Federico, Elena




Tutti qui, pronti ad affrontare i flutti!




Le lezioni di teoria e la frenesia dei nodi

Una piccola aula quella in cui ci vedevamo tre volte al giorno. Eppure è stata sede di dotte spiegazioni dove ciascuno ha apportato un po’ delle proprie conoscenze. Tra queste la proposta da parte della componente aeronautica di codifica dei colori sulle varie drizze/scotte/cime presenti a bordo, l’adozione di una check list per le operazioni di armo e disarmo barca, l’impiego di ausili informatici (Computer based training o CBT) per l’apprendimento delle procedure relative alle manovre da eseguire e da utilizzare ampiamente in aula prima ancora di mettere piede sulla barca. Ovvio che tutto questo proviene da anni di pratica con gli standard aeronautici  che sono piuttosto distanti dalle pratiche tramandate da secoli per via orale dagli amanti della vela. Eppure questo  dibattito, sempre rispettoso dell'altrui punto e caratterizzato da due differenti approcci,  ha reso più attraente lo studio della materia.



 Tanto per gli studenti quanto, e forse soprattutto, per gli istruttori, stimolati a vedere la loro materia da un’angolazione diversa.

Ma parliamo della “hit parade”  degli argomenti di teoria: i nodi! Una disciplina non facile per chi non si è mai misurato con la materia. Ciò che usciva dalle mani di Federico ed Elenina era una creatura bella e facilmente scioglibile anche se “assuccato” (stretto). Mi piace far riferimento alla cultura greca, ricca di antichissime tradizioni marinare, tali per cui anche per il nodo su una fune ricade sotto il più generale  concetto di “καλόσ  και  αγατόσ” (tutto ciò che è bello è anche buono). Pensate a quanti bei nodi avrà fatto Ulisse nell’Odissea con la sua nave prima di rientrare ramingo ad Itaca. Non ne avrà sbagliato neanche uno.  E con le Arpie attorno è meglio non sbagliare!!!




Invece, per noi allievi, basta un mancato passaggio, un errore nel non passare correttamente il  capo della cima dove avrebbe dovuto passare ed ecco li che la sciagura colpisce! Nascono brutti sgorbietti informi, incapaci di trattenere il benchè minimo sforzo e dannatamente intricati da districare una volta strettisi. Per cui, durante tutto l’arco della giornata per ciascuno di noi,  ogni momento era buono per tirare fuori dalla tasca il proprio pezzo di cima e cominciare ad esercitarci su ringhiere, sedie, braccia di colleghi, maniglie di cassetti o qualunque altro oggetto potesse essere essere assimilato ad un accessorio di bordo






Le uscite in barca

Ed eccoci al clou dell’attività, ovvero le uscite in barca. Il tempo è stato non particolarmente clemente. Il giorno dopo l’arrivo, domenica,  la bella Sardegna ci ha accolto con uno smagliante sorriso concedendoci una prima uscita in pieno sole, poco vento e cielo azzurro. 




Tuttavia, dal lunedi in poi si è andato instaurando un minimo depressionario proprio imperniato sulla parte nord dell’isola che ha dato luogo a temporali e forti venti in particolare martedi, dove si sono raggiunti, in raffica, circa 30 nodi. 







Un’uscita che tutti noi ricorderemo, in particolare quelli come me imbarcati sul J 80, che hanno preso tanta acqua. Poi il tempo si è mantenuto abbastanza instabile per tutto il resto della settimana anche se con manifestazioni meno pronunciate. Ed allora, pian pianino, dallo stato di completo disorientamento iniziale, si è fatta strada qualche barlume di comprensione. Le prime andature – bolina, traverso, lasco – e le prime manovre  quali  virate, strambate, poggiate, orzate. Il tutto effettuato con crescente consapevolezza di volerlo fare e non frutto di casuali e non ponderati movimenti.  Messi a punto questi “basics” si è passati a task più complessi: la presa di gavitello con due tecniche  (quella   a gancio e  quella da sottovento), il getto dell’ancora ed i primi rudimenti di navigazione costiera. Inserisco alcuni filmati  ora che i ricordi sono vividi.


Conclusioni

Alla fine di questo corso viene naturale tirare qualche conclusione. E’ stata un’ottima palestra per apprendere nel breve giro di una settimana i rudimenti essenziali dell’Arte di andare a Vela. E ciò è vero perché passeggiando nel porticciolo di Maddalena con Fulvio ci siamo fermati a vedere le barche a vela li ormeggiate. 
Ebbene, quelle che prima appariva per noi un criptico ammasso di corde a bordo, in quel momento ciascuna di esse poteva  essere chiamata con il suo specifico nome e conosciuta per la sua specifica funzione da noi appresa e realmente sperimentata. Una gran bella soddisfazione!
Si accompagna a questo aspetto quello non meno importante di aver fatto la conoscenza di persone senz’altro speciali, appassionate di vela e della vita. Tali sono i nostri istruttori ma, al tempo stesso, ciò si applica a tutti gli studenti che amano veramente Caprera.




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