mercoledì 15 gennaio 2020

BERLINO Dicembre 2015


     

LE RAGIONI DEL  VIAGGIO 
Il 21 Marzo del 2015 Anna ed io ci siamo sposati e molti dei nostri amici  e parenti ci hanno generosamente offerto box  omaggio contenenti  soggiorni presso alberghi in capitali europee. Un regalo molto gradito da noi poiche’  viaggiare e’ uno dei nostri piaceri piu’ sentiti. E’ stata Anna a scegliere Berlino. Una scelta un po’ inusuale in pieno inverno, ma che poi si e’ rivelata  una opzione molto “azzeccata”.  Come avro’ modo dirvi, infatti, questa citta’, nonostante qualche perplessita’ iniziale, si e’ rivelata una destinazione sin troppo ricca per i quattro giorni in cui vi abbiamo soggiornato. Ed in più  il clima è stato anche molto benigno con noi

I PROTAGONISTI

Annina ed io




Due zaini per evitare i tempi morti del bagaglio in stiva, l’immancabile macchina fotografica. E, a differenza del consueto, non avevamo con noi la mitica collana Lonely Planet,  e, per giunta, questa non era neppure molto aggiornata. Un piccolo errore che comporterà un briciolino di avventura in più!Queste  le nostre  compagnie durante il  viaggio.

MARTEDI  1  DICEMBRE

Era ancora notte ma la sveglia ha suonato alla beata ora delle 4.30 per un decollo da Torino Caselle con Air France  alle 6.20.


Transito per il bell’aeroporto di  Parigi Charles de Gaulle, sosta in cui la macchina fotografica ha iniziato a lavorare. L’elegante architettura, la raffinatezza degli oggetti esposti in vendita hanno attratto la mia curiosita’.
        





      

             

         
     
Ripartiamo per la Germania  ed arriviamo  all’aeroporto di Berlino Tegel alle 12. E gia’ qui abbiamo visto una notevole differenza tra i due aeroporti. Quello francese modernissimo, sofisticato, enorme, e quello di Berlino molto piu’ piccolo, semplice al limite del dimesso.
Il punto e’ che, come capita a tante strutture a Berlino, anche il nuovo aeroporto risponde al concetto per il quale, in questa città,  tutto e’ perennemente  “in progress” ovvero  in costruzione o ricostruzione. Una realta’ architettonica, ma anche, e forse ancor di piu’,  un significativo indicatore  delle complesse vicende storico politiche che hanno caratterizzato la vita di questa importante citta’. In ogni caso abbiamo rapidamente fatto i biglietti per i successivi spostamenti con i mezzi pubblici. Ci e’ convenuto fare 4 biglietti giornalieri ciascuno da vidimare ad inizio giornata e valido per tutte e tre le “zone” (zona A,B e C quella piu’ esterna, ciascun biglietto viene 7,90 euro) in modo da poterci muovere senza alcuna preoccupazione di sorta per tutta  la citta’. In piu’ ci e’ stata data una carta dei trasporti (bus, tram e metro) con la quale girare e’ stato un gioco da ragazzi. Si puo’ pianificare l’escursione cittadina andandosi a vedere i siti www.BVG.de e www.s-bahn-berlin.de .  Il vantaggio dell’ aeroporto  di Tegel e’ appena alla periferia della citta’, tant’e’ che  nel giro di mezz’ora eravamo nel nostro albergo.  Pranzetto in un gradevole ristorante tailandese



e poi inizia il nostro pomeriggio berlinese, con una citta’ addobbata a festa per il Natale.


Montiamo sul primo autobus che ci porta in centro e notiamo la strana convivenza di architettura modernissima e rari ruderi provenienti da epoche piu’ antiche.




    
             
Strada facendo, passiamo davanti al Reichtag. Ci viene in mente l’idea di scendere li e, visto che non c’era una coda molto lunga, di prenotarci già oggi pomeriggio una visita per l’indomani  a questa importante istituzione.


Con un’oretta di fila ce la siamo cavata ma, come avremo modo di vedere il giorno successivo, ne sara’ valsa davvero la pena di prendere un po’ di freddo.   Proseguiamo a piedi dal Reichtag verso la Porta di Brandeburgo. Ormai e’ buio, ma sono  appena le16! Ebbene la stagione invernale,  la latitudine della citta’ in congiunzione con l’impiego del tempo standard europeo per una città così ad Est, fanno si che l’oscurita’ inizi prima che da noi. Ma non fa niente. Ci avviamo a piedi attraverso dei giardini verso la Porta di Brandeburgo.



Questo importante monumento, cuore della citta’,   e’ ben illuminato ed e’ piacevole fotografarlo anche  in quelle condizioni di luce.
       






Proseguiamo la nostra passeggiata per il Viale dei Tigli, la via centrale di Berlino. Li si susseguono tutte le istituzioni piu’ prestigiose: universita’, musei, ministeri. La citta’, poi, e’ addobbata per Natale ed i tigli, infatti  sono gia’  tutti ammantati di luci.

          
Ma e’ strano. L’intero viale, quello forse piu’ prestigioso della citta’ e  lungo almeno un paio di chilometri, e’ sede di un unico interminabile cantiere collocato proprio al centro della strada. Anche numerosi palazzi ai lati del viale sono in costruzione.  Ed ancora, la stessa strada e’ costellata di passaggi pedonali provvisori a causa di ulteriori cantieri lungo i marciapiedi laterali. L’illuminazione delle piazze, almeno di certe piazze,  pur contenenti monumenti importanti, e l’esterno dei palazzi  stessi e’ piuttosto scarsa. Il che da un’aria di precarieta’ sull’intero centro. Arriviamo a piedi sin quasi ad Alexander Platz dove questa contrapposizione tra moderno in perenne divenire ed i pochi brandelli di antico diventa stridente.


          
Decidiamo di salire sulla Torre della Televisione che con i suoi circa 300 metri di altezza e’ uno dei monumenti piu’ alti in Europa. La sezione per i visitatori e’ posta a circa 200 metri, ma poiche’ la torre e’ in pieno centro, la vista della citta’ in notturna e’ davvero notevole. Percorriamo i 360 gradi di panorama facendo qualche foto.
     




Ma  sentiamo che le forze cominciano ad abbandonarci.  La giornata, con la sua alzataccia, e’ stata lunga ed iniziamo il rientro in albergo e, sulla via del ritorno, facciamo la conoscenza con la cucina berlinese: le patate con la panna acida e le aringhe marinate sono davvero buone! Alle 21 crolliamo  a ninna.

 MERCOLEDI  2  DICEMBRE

Oggi iniziamo con uno dei reperti piu’ importanti presenti nell’inventario dei musei berlinesi. Il busto di Nefertiti, custodito presso il Museo Egizio che, secondo la nostra guida un po’ attempata, si trovava  non lontano dal Castello di Charlottenburg. Rapido spostamento nella zona nord ovest e….scoprire che, in accordo al perenne divenire della citta’, questo museo non esiste piu’!   Gia’…la guida che incautamente avevamo utilizzato non era recente per cui in dieci anni a Berlino la dislocazione dei reperti era cambiata ed ora  si trovano nel Neues Museum situato in una  isoletta nel fiume Sprea in pieno centro. Altro giro con efficientissimi mezzi pubblici per riposizionarci  che ci consente, tuttavia, un contatto con una parte di citta’ meno turistica.



Ed arriviamo alla  Museum Insel che, appunto , raccoglie  oggi in poche centinaia di metri l’Altes Museum, il Neues Museum ed il Pergamon Museum, tutti caratterizzati dal possedere  reperti di elevatissimo valore storico, artistico e culturale. La gran parte di essi risale alle grandi campagne di scavo sponsorizzate dal Regno Tedesco alla fine del 1800.
Lo stile dei Musei e’  neoclassico con grandi riferimenti all’architettura greca: colonne, trabeazioni, frontoni, immensi spazi vuoti all’interno della costruzione. Molti di questi elementi, tuttavia, mostrano in modo evidente i segni dei violenti combattimenti della seconda guerra mondiale.
      



 



Il Neues Museum ha tantissimi splendidi  reperti
        

 




Ma quello piu’ importante e’  certamente il busto di Nefertiti, rinvenuto durante scavi svolti da archeologi tedeschi nel 1913.




Questa splendida  scultura ha solleticato le fantasie di molti archeologi e non solo. Lo stesso Hitler ne rimase affascinato proibendone il ritorno in Egitto  allorche’, per ragioni di propaganda, si profilo’ l’ipotesi di una restituzione al paese di provenienza del reperto.
Terminata la visita al Neues Museum finiamo di visitare Alexander Platz che ieri sera non eravamo riusciti a vedere per via della stanchezza e  li facciamo conoscenza con un distributore “umano” di bratwurst caldi.

     


   
Per la verita’, la sensazione di un perenne “non finito” avuta la sera precedente viene confermata anche dalla luce del giorno.  Curioso, ad esempio, il percorso dei tubi dell’acqua che, spesso, corrono completamente fuori terra.



Non c’e’ molto da vedere ad Alexander Platz, se non una serie di grandi palazzoni facenti ancora parte dell’edilizia socialista. La piazza infatti, era gia’ nella parte Est del Muro, in piena Repubblica Democratica Tedesca. Rapido giro in un grande mall giusto per riscaldarci un poco e vedere un po’ di belle cose.
      




Pranzetto in una semplice tavola calda con piatti di pesce in cui le mitiche aringhe marinate la hanno fatto da padrona. Pranzetto  allietato anche dal volo di un paio di vispi passerotti che,entrati nel locale, provvedevano a ripulire tutte le briciole.


Ma e’ ora di muoverci. Zia Angela (La signora Merckel) ci aspetta al Reichtag! I frutti della nostra fila fatta il pomeriggio precedente non tardano ad arrivare. Il nostro gruppetto di visitatori viene fatto entrare nelle sale del potere in Germania quando ormai il buio aveva avvolto la citta’.




Il corpo del palazzo, anch’esso gravemente devastato dalla guerra, con il definitivo restauro portato avanti dall’architetto Norman Foster, e’ stato totalmente svuotato e reinterpretato. Dell’edificio e’ rimasto il perimetro esterno e,  sia l’ interno che la cupola superiore,  sono stati totalmente ripensati in termini moderni.




Grandi spazi, lastre di vetro, luce, acciaio, aggetti arditi. La cupola poi, e’ perfettamente percorribile al suo interno tramite una rampa pedonale a spirale che consente tanto di vedere la sala del parlamento sottostante quanto, guardando verso l’esterno, di avere una bella vista della citta’. Una visita che vale certamente la pena di fare.
 







  

     
Ebbri di architettura moderna rientriamo piuttosto stanchi verso l’albergo, ma non prima di aver fatto una lauta cenetta turca a lume di candela con tutti i crismi…anch’essa pienamente degna di essere consumata!




GIOVEDI   3  DICEMBRE

Oggi la giornata inizia con la visita alla mitica Philarmonie, sede della ancor piu’ mitica del Berliner Philarmoniker. Saltiamo sul bus 100 che percorre la Tiergarten Strasse e ci fermiamo all’ incrocio con la Herbert von Karajan Strasse.


Tuttavia, prima di effettuare il periplo della Philarmonie ci fermiamo prima a leggere dei pannelli che descrivono cosa e’ stato nella storia questo luogo. Ebbene, prima della guerra, al civico n. 4 vi era un’anomima villetta in cui venne intrapresa la decisione di dar luogo alla campagna di sterminio di coloro che erano stati dichiarati malati mentali od inabili al lavoro negli anni del nazismo. Il nome in codice del  programma venne definito come Acktion T4, in accordo proprio a quel civico che ora non esiste piu’. Al posto di detta villetta  trova ora locazione un monumento eretto dalla comunita’ ebraica e dei  pannelli esplicativi di quanto quella decisione abbia poi portato.




Ma torniamo agli aspetti aulici. Gia’ la sera precedente avevamo visto dal Reichtag i contorni dorati della Philarmonie  ed eravamo rassegnati a vedere  solo dall’esterno questa importante istituzione .
     







Ma Fortuna vuole che, sul retro dell’edificio,  ci imbattiamo in un cartello che ci segnala che  alle 1330 ci sara’ una una visita guidata all’ interno della struttura. Una ghiottissima occasione da non perdere!!! E siccome e’ ancora presto ci spostiamo nell’adiacente Potsdammer Platz. Altro bagno di architettura moderna, addirittura coadiuvato da un punto di vista panoramico situato sulla sommita’ di un palazzo proprio dietro il Sony Center e che ne consente una bella vista d’insieme.





 








Rapido pranzetto ed alle 1330, dopo una buffa foto davanti ad un mega negozio della Lego,



finalmente, ci si aprono le porte della Philarmonie, tempio della Musica,  per una visita guidata in inglese. Non poteva essere meglio! L’intero complesso si compone di due ali distinte, una per i concerti sinfonici, detta Sala Grande, ed una per i concerti da camera. Quest’ultima ha una capacita’ di ben 1200 posti e venne costruita ai primi degli anni 60 dall’architetto Scharoun. La sala Grande, invece, venne realizzata da un epigono di Scharoun ma rispettando i dettami voluti dal maestro nella realizzazione della avveniristica prima sala. Entrambe, infatti, non sono nella consueta pianta rettangolare con l’orchestra disposta in fondo lungo il  lato minore. Al contrario l’orchestra ed il Direttore, tramite l’adozione di una pianta circa pentagonale che ritorna nel logo stesso  dell’Istituzione,  sono circondati dal pubblico.
      




Un approccio tecnicamente quantomai difficile in termini di controllo della diffusione del suono, ma che rispondeva allo stimolante concetto di voler porre la Musica al centro della scena, esattamente come avviene nella vita quando il pubblico circonda colui o coloro che suonano per strada. Altro concetto che sottende una geometria cosi’ complessa sta nel fatto che l’intero teatro sembra voler imitare la natura con i suoi rilievi, i suoi avvallamenti, il cielo e le nubi. Ma tutto cio’ che si trova all’interno delle sale e’ esclusivamente funzionale alla purezza ed alla propagazione del suono.
   


Ad esempio, per i posti a sedere che per via della forma della sala non vedono di fronte l’orchestra, la spalliera del sedile e’ smisuratamente piu  alta per convogliare il suono direttamente nell’orecchio dell’ascoltatore. Altro aspetto interessante e’ che per alcuni strumenti molto ingombranti o per i quali e’ necessario ottenere un effetto eco, esistono delle balconate specifiche ben lontane dal palco in cui sta sonando l’orchestra.

L’esempio tipico e’ il suono di una campana in lontananza nella  Sinfonia Fantastica, Episodi di una vita di artista di Berlioz o qualche grandiosa sinfonia di Mahler con organico molto nutrito. Ed ancora, il palco non e’ un piano unico fisso, bensi’ ogni sezione risulta innalzabile od abbassabile in ragione del tipo di musica che verra’ suonata. Fu proprio Von Karajan ad esigere un simile disegno per ottenere il massimo della purezza del suono. Sempre a proposito della funzionalita’ una intera sezione del palco, quella in cui il maestro dirige, e’ in realta’ un vero e proprio ascensore che consente di portare in sala  molto agevolmente il pianoforte preferito dall’esecutore da una stanza dislocata sotto il palco e predisposta per contenere piu’ di questi delicati strumenti.

Ed ancora una interessante notazione relativa alle dimensioni dell’atrio di tutta la struttura. Esso risulta molto piccolo e quasi dimesso. Ebbene questo e’ stato un preciso intento dello Scharoun poiche’ intendeva non intimorire l’ascoltatore che si avvicinasse alla Musica, bensi’ farlo sentire ad essa vicino. L’orchestra e’ composta di professionisti di elevatissimo livello provenienti da qualsiasi parte del modo e la loro selezione avviene con una votazione a maggioranza fatta da tutti i componenti l’orchestra stessa. Addirittura e’ l’orchestra stessa a scegliere con il voto il proprio maestro stabile che avra’ l’incarico di guidarla per un determinato numero di anni. Cosi’ e’ stato per direttori del calibro come quello di Furtwängler, Celibidache, Karajan, Abbado ed ora Rattle.


Avevamo deciso la sera di ascoltare un concerto per piano nella Sala della Musica da camera, ma, purtroppo, questo desiderio non si e’ potuto realizzare per via della cancellazione del concerto stesso.
Lasciamo questo Tempio della Musica per rigettarci nella Berlino con le sue testimonianze storiche. Arriviamo, infatti, al Check Point C, uno dei pochi punti in cui era consentito il passaggio, dopo accurati controlli tra la Berlino Ovest in mano agli alleati e la Berlino Est in mano ad i Russi.


Le due parti erano separate e sorvegliate ma i Russi, non contenti, innalzarono il Muro nel 1961  separando bruscamente famiglie ed affetti. Impressionante leggere la lista dei deceduti che non ce l’hanno fatta a passare il poderoso sbarramento e sono stati oggetto del fuoco delle guardie di frontiera (Vopos) della Repubblica Democratica Tedesca.
    


Impressionante vedere le testimonianze  fotografiche di persone hanno cercato con qualunque mezzo di lasciare quel paese senza liberta’ ne’ prospettive, segno della disperazione cui la popolazione era assoggettata.  Spesso anche a costo della vita.
        


Gli architetti, laddove possibile, hanno lasciato qualche tratto del muro – che peraltro tagliava la città in due – più o meno reinterpretandone il significato  per esorcizzarlo da quello iniziale molto  tetro.
      




La serata si e’ conclusa con un passaggio sulla East Side dove c’e’ il tratto di muro più lungo che si stende sulla distanza di  circa un chilometro. La East Side è poi un pezzo di citta’ popolato da giovani e locali notturni.
    



VENERDI  4  DICEMBRE

 Ultimo giorno a Berlino. Ancora tanto da vedere, ma ancora una cosa volevamo farla prima di andar via: visitare il Museo di Pergamo.



Importante istituzione che ospita, tra le tante cose, le porte del Mercato di Mileto di epoca romana e le porte della citta’ babilonese di Ishtar. Purtroppo l’altare di Pergamo, ulteriore pezzo forte,  non era visitabile e non lo sara’ sino al 2019, per dei lavori di restauro. In contemporanea nello stesso Museo c’era una splendida mostra sull’arte islamica che e’ stato un piacere vedere.

   






  
        

                              

 

    


    



 


       

       

    Interessante notare che sia nel Neues Museum che nel Pergamon Museum abbiamo incrociato scolaresche un po’ di tutte le tà, ma tutte erano silenziosamente intente nell’ ascolto dell’insegnante o della guida, e prendevano appunti o riproducevano con disegni i reperti esposti.


Ma il tempo è tiranno. Tocca ripassare in albergo a prendere i bagagli e, nel prepararci al rientro in Italia, facciamo un ulteriore passaggio su aringhe e patata accompagnando il tutto con un bel boccale di birra!

CONCLUSIONI

All’inizio abbiamo avuto difficolta’ a capire questa citta’ che ancora reca i segni della sua complessa storia.  Il suo passato architettonico completamente raso al suolo, il tessuto urbano conteso tra poteri politici  con  visioni del mondo diametralmente opposte, hanno fatto si che  questa citta’ abbia  un proprio intenso sapore, fatto di innovazione ed efficienza ma anche intriso di ricerca delle proprie radici. Ed infatti,  andando via,  ci siamo rammaricati di non poterci trattenere qualche giorno in piu’.
Un buon motivo per tornare
Auf wiedersehn Berlin!

Se vuoi vedere altri miei viaggi vedi il link:





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