giovedì 30 gennaio 2020

TRAPANI ED EGADI, 2 -9 OTTOBRE 2014




PREMESSA

Questo viaggio ha trovato le sue remote radici nelle  turbolenze  verificatesi nella zone irachena e siriana.
Mi spiego meglio. Questa pronunciata instabilità venuta fuori con particolare crudezza negli ultimi tempi  mi ha, infatti,   imposto di dover rinunciare ad una esplorazione in Libano cui aspiravo da diverso tempo. Avevo già abbozzato un itinerario ed i siti da vedere, ma, man mano che venivano pubblicate le immagini delle  decapitazioni fatte dall’ Isis ,  questo   mi appariva come  un chiaro suggerimento a dover postporre  una siffatta tipologia viaggio in data successiva.  E allora, pian piano si è fatta strada la seguente idea:  perchè non dedicare la settimana di tempo libero alla scoperta di  una regione d’Italia altrettanto bella e ricca di storia come la Sicilia? Una Sicilia, tra l’altro, anche convenientemente connessa con un volo  Ryanair diretto da Torino, per cui parto con il mio bel mese di anticipo con l’acquisto dei biglietti e dell’immancabile della guida Lonely Planet per iniziare a pianificare.     Un viaggio particolare, soprattutto in termini di esistenziali.  Due giorni prima della partenza mi era stato detto che ero stato destinato ad altro incarico, un incarico d’ ufficio,  e che non avrei volato più.  Per cui uno spacco  in quel preciso momento ci “azzeccava” proprio.


ITINERARIO

  L’intento era quello di  evitare lunghi spostamenti, per cui ci siamo concentrati  sulla zona di Trapani e dintorni. Una zona ricchissima di storia e natura.  Dal Castello normanno di Erice appena ad Est di Trapani, all’arcipelago delle Isole Egadi, a Marsala con le sue bellezze, le Saline a sud di Trapani, le vestigia fenice dell’ Isola di Mozia,  i Templi di Selinunte a sud est di Marsala  e la stessa Trapani fatta di viuzze e importanti palazzi in stile barocco. Insomma, più leggevo la guida e più  capivo che questa settimanina  in Trinacria avrebbe lasciato il segno. E così è stato.






I PROTAGONISTI

Anna ed io. Superstiti da un periodo estivo alquanto pesante. Desiderosi di allontanarci almeno una settimana dalle lotte quotidiane e dai rispettivi problemi. Solo desiderosi di immergerci in panorami naturali piuttosto solitari ed in vicissitudini storiche  cariche di significati della Sicilia antica.




 Ovviamente Anna, prima della partenza per il lontano lido esotico, ha provveduto a riporre nel suo zaino l’ ampolla riempita con la miracolose acque del Po ed il caschetto coloniale con tanto di patacca del Regno Sabaudo.  Non si sa mai…la prudenza a certe latitudini non è mai troppa…..ma come vedremo di tutto ciò non vi è stato alcun bisogno!!





Giovedi 2 ottobre  
Ed allora eccoci qui, pronti per la partenza in una grigia mattinata torinese dei primi di ottobre appositamente scelta di giovedi per poter avere una tariffa Ryanair ulteriormente scontata.  La solita trafila di aeroporto, i controlli di sicurezza ed eccoci in volo. Atterriamo a Trapani e, all’apertura delle porte,  una bella folata di tiepido vento di mare ci accoglie.





Un salto sul pullman  che collega l’aeroporto di Birgi a Trapani città e ci imbarchiamo sul 21 (http://www.atmtrapani.it/images/ORARI/ORARI%20INVERNALI_2014-2015.pdf) che ci porta dritti alla base della funivia per Erice (www.funiviaerice.it) . Comodissimo, il biglietto, volendo,  si  può fare direttamente a bordo. In un baleno ci imbarchiamo sull’ovovia che sale da Trapani città agli oltre 700 metri di Erice .  Il tempo è un po’ incerto. Vento da sud e, poco dopo aver iniziata la salita,  entriamo in nube. Peccato, ci perdiamo lo spettacolo di Trapani e delle Egadi che si sarebbero prostrate ai nostri piedi.
Arriviamo ad  una Erice in pochi minuti, una Erice  completamente avvolta dalla nebbia e ci vuole anche il golfino.
 




Prima preoccupazione è stata trovare da dormire e, vista la stagione avanzata, non è stato un problema.  Ci siamo fermati all’affitta camere “Antico Borgo”. Stanza pulitissima e bagno confortevole. Ottima sistemazione. Molliamo gli zaini ed iniziamo a girovagare per i vicoletti ed i palazzi fatti tutti di pietra. Non si sente alcun rumore. Ancora un discreto flusso di turisti, ma, essendo il centro fortunatamente chiuso alle macchine,  l’ambiente è decisamente a misura di uomo. Dopo il lungo viaggio, arrivati oramai a metà pomeriggio,  abbiamo fame ed abbiamo letto sulla guida di una benefattrice dell’umanità chiamata “Pasticceria Grammatico”.   Una necessità quella di fare un controllo di qualità sul prodotto!






Questo primo incontro con la  gastronomia siciliana è stato un vero piacere sia per il palato che per l’occhio….come avete potuto facilmente vedere!  A questo punto, rifocillati e contenti iniziamo la visita del paese sempre avvolto nella nebbia. Nebbia che, pur occludendo la vista del panorama circostante, profondeva  tuttavia  il proprio charme.  Quei viottoli medioevali sembravano volerci serbare, da un momento all’altro, una sorpresa. Che so, un gruppo di cavalieri templari che a cavallo ci avrebbero attraversato il cammino. Più che un pezzo di solare Sicilia  quel posto sembrava un luogo della lontana Cornovaglia.
I monumenti principali erano le chiese di prevalente impronta barocca ed il Castello dell’epoca normanna. Abbiamo girato tutto quel che c’era da vedere.   La Chiesa Parrocchiale di San Giuliano del 1600  ed il Castello Normanno includente scavi addirittura risalenti all’epoca fenicia, ovviamente poi riutilizzato da Cartaginesi, Romani, Arabi, Normanni, Spagnoli e  Borboni.





Un paesino ancora intatto, ricco di meraviglie architettoniche e di antichità, con i suoi vicoli deserti, le sue finestre importanti, i suoi archi….





Un paesino certamente pieno di vocazione artistica

 



E di vecchie tradizioni che ancora resistono al trascorrere degli anni


E  la passeggiata pomeridiana si conclude con la splendida Chiesa Madre, in una silenziosa piazzetta anch’essa avvolta nella nebbia.






E man mano che scendeva il buio il paesetto si ammantava di ulteriore fascino

Sinchè, camminando camminando, ci siamo accomodati nel Ristorante Pasticceria San Rocco per un ulteriore, felicissimo, incontro con la cucina siciliana. Un ottimo cous cous di pesce, una caponatina ed una seppia ripena. Sapori raffinati  che traggono le loro lontane radici dalla peculiare  commistione culturale di cui queste parti hanno potuto godere nel corso dei secoli.





Venerdi 3 ottobre 
Oggi si inizia  presto: alle 6.45 giù dal letto.  Vogliamo imbarcarci sul battello della Ustica Lines (www.usticalines.it) che parte  da Trapani alle 9.15 e va a Favignana  per sfruttare appieno la giornata.  Il cielo, qui ad Erice,  è ancora nebbioso. Per la strada a quest’ora non c’è davvero nessuno ed il silenzio è quasi assordante. Un vero piacere camminare per questi vicoli così romantici!


Siamo addirittura in anticipo rispetto all’apertura dell’ovovia e, naturalmente, Anna non perde l’occasione di sfamare qualunque forma vivente animale che le si pari davanti.

Rapida discesa in ovovia ed, uscendo dalle nubi, il cielo inizia a rischiararsi lasciandoci intuire un panorama certamente molto bello, iniziando a liberare i colori di cui questa terra è capace di elargire……


Una breve attesa alla fermata del 23 e di li a poco arriviamo al porto. Dovete sapere che il Comune di Trapani, molto civilmente,  fornisce agli anziani una tessera per il trasporto gratuito, per cui quel bus sembrava  essere  un salotto delle case di una volta con le ziucce e le nonnine sedute in conversazione. I temi i più disparati: i figli, la casa, l’artrosi… per cui è bastata una semplice richiesta di informazioni da parte nostra per divenire il centro dell’attenzione. Al punto che abbiamo avuto una scorta di una volenterosa e generosa nonnina che, passando per vicoli, ci ha gentilmente accompagnato di persona al molo. Ci ha fatto piacere questa calda ospitalità.   Arriviamo a bordo del battello con comodo e, dopo  mezz’oretta di tranquilla navigazione,  si inizia a distinguere Favignana.

Beh… appena sbarcati il vero biglietto da visita ce lo da con il colore e la trasparenza dell’ acqua del porto!!!

Il sapore è quello di un isola certamente turistica, ma altrettanto certamente molto bella e, per fortuna, intatta.

 





Un rapido passaggio dalla Signora  Giusy della “Compagnia delle Egadi” (Via Vittoro Emanuele 33, 3475120717) e, vista la tarda stagione, non abbiamo difficoltà a trovare  una bella stanza accogliente in un vicoletto vicino all’ufficio postale.



Molliamo giù gli zaini e ci affittiamo due bici per tutta la giornata, pronti ad iniziare il giro dell’ isola in senso orario su stradine prive di traffico che seguono la costa. Nel frattempo il sole aveva cominciato a far sentire la propria presenza, per cui ci siamo subito adeguati con canottiera e pantaloncini corti.




Quello che colpisce di più di queste parti è l’intensa luce ed i colori. La natura, a fronte di stagioni torride le cui temperature d’estate sono attorno ai 40°, è piena di vita.









La pietra, poi, un tufo abbastanza friabile, è ampiamente utilizzato per le costruzioni sin da tempi antichi. Infatti vi sono cave a cielo aperto che mostrano le incisioni fatte nel passato per cavare pietre squadrate necessarie all’edilizia.




E pedalando pedalando proseguiamo il nostro giro dell’isola: Pta San Nicola, Scalo Cavallo



arrivando alla splendida Cala Rossa

e poi ancora Cala Azzurra, la quale, affacciando sulla costa sud ovest, quel giorno, era al riparo dal vento ci invita quindi ad un irresistibile bagno





ed e’ quindi arrivata ora di pranzo. Ancora la  gastronomia siciliana ci riserva una gradevole sorpresa



Riprediamo la nostra passeggiata ritornando verso il paesino facendo incontri interessanti…



……per concederci, nel primo pomeriggio dopo una prima parte di pedalata,  una meritata granita  nella piazza centrale



Per poi riprendere l’esplorazione della parte Nord dell’isola. Per evitare di prendere un tunnel aperto al traffico stradale che passa sotto l’unico rilievo di Favignana, il Monte S. Caterina di oltre  300 metri, scegliamo di prendere la strada vecchia, oramai dismessa per via delle frequenti frane.
Quel tratto e’ un vero paradiso. Nessun mezzo ci passa, in  compenso si gode uno splendido panorama.





E, pedalando pedalando arriviamo a Cala Grande non lontano dalla Punta Sottile, estrema propagine Nord dell’isola.





Contempliamo il panorama e l’isola di Marettimo, distante in quel punto  appena una decina di miglia. Tornando Annina si prende cura di nutrire un asinello che incontriamo mentre bruca in un campo riarso.




Birretta a Favignana paese e di li a poco pronti per la cena.
A proposito, vedete come sono grandi le bottiglie di birra in Sicilia?


Cena buona alla trattoria la Bettola, anche se da qualche dettaglio capiamo che il turista è un po’ “sfruttato”






Sabato 4 ottobre

Stamane il programma prevedeva l’uscita per Levanzo per visitare la grotta del genovese ricca di pitture rupestri e per un bel bagnetto. Purtroppo, Giove Pluvio è di parere avverso. Il cielo è plumbeo e piove. Cosa fare? La decisione è stata di andare comunque per raccogliere informazioni.



La decisione  si è rivelata saggia. Levanzo ci ha dato un ottimo sapore, sicuramente meno turistica che Favignana e certamente sarà un ottimo motivo per  tornare alle Egadi.


In più apprendiamo che per visitare la grotta del  genovese occorre prenotare (vedi www.grottadelgenovese.it) ed ora abbiamo tutti gli elementi per farlo. Ed ancora, poichè mi ricordavo di aver visto qualche tempo fa un bel servizio di Alberto Angela riguardante il naufragio di una nave romana proprio a Levanzo,  mi sono attivato a cercare il  Diving Center locale (vedi www.atmosphereblu.it). Ho appurato che, tramite questo diving, c’è la possibilità di effettuare immersioni archeologiche ed, in particolare,  una a Cala Minnola, luogo in cui, a soli 30 mt di profondità, si possono ammirare delle anfore in buono stato di conservazione.  Un piatto più che succulento che cercherò di gustare quanto prima in un prossimo viaggio.



breve filmato preso da internet:

Prese queste importanti informazioni, utili per una prossima spedizione, ce ne torniamo verso Favignana. Ad ora di pranzo smette di piovere ed allora decidiamo di salire sul Monte Santa Caterina,  sede del vecchio carcere borbonico. Un dislivello di 300 metri  servito da un agevole percorso completamente privo di traffico.




E mentre saliamo osserviamo la natura che ci circonda. Muretti a secco, cardi rinsecchiti, finocchio selvatico, silenzio e mare. Il panorama ci consente di avere una vista del paesetto di Favignana molto gradevole.



Dopo un’oretta di cammino arriviamo in cima e ci godiamo il panorama









Ridiscesi a livello del mare siamo in orario per una visita guidata a quello che era lo Stabilimento Florio per la lavorazione del tonno.





Una brava guida ci illustra tutte la fasi di lavorazione a cominciare dalla pericolosa e drammatica cattura.

Un evento guidato dal più anziano dei pescatori,  detto “U Reiss”, che decideva quando, dove e come piazzare il complesso sistema di reti.

Una carica, quella del Reiss, di tipo ereditario, poichè i segreti per la cattura erano tramandati di padre in figlio e gelosamente  custoditi.  Un gesto pagano, quello di prendere il pesce, non disgiunto, tuttavia, da venature religiose o comunque legato ad aspetti scaramantici. Durante la mattanza, infatti, non mancavano preghiere votive nè bestemmie, il tutto mescolato in canti lamentosi e ripetitivi intonati dai pescatori in cui spesso le parole provengono dall’arabo. Pensate a quanta ricchezza in questa davvero speciale stratificazione di culture!






Queste strutture, ormai silenziose, non cessano di emanare il loro fascino architettonico














e mentre fuori ha ricominciato a piovere


 visitiamo una sezione dedicata all’archeologia ove, con piacere vediamo due rostri, uno di una nave romana e l’altro appartenente ad una nave punica

L’interessante  visita si conclude  con la possibilità di ascoltare delle interviste ad anziani che hanno lavorato sino agli 50 in questo stabilimento. Testimonianze importanti per capire come l’intera struttura sociale dell’isola si fondasse su questo processo.



La giornata si conclude con una buona cenetta al Ristorante “Quel che c’è c’è” con un notevole piatto di “busiatte” al pistacchio….!!!


Domenica 5 ottobre 
Partenza con battello sul prestino con un cielo ancora grigio alla volta di Marsala, non dopo avere sfamato l’ennesimo gattino…


Arriviamo alle 8 di mattina in una Marsala ancora addormentata. Nessuno per strada e, a piedi, senza  neanche guardare una carta ma seguendo semplicemente le strade, arriviamo nel centro storico della città.

Ricca colazione nella piazza della Chiesa Madre con ulteriore incontro con cane Poldo, plenipotenziario della città e,  sempre per caso,  scegliamo il B&B il Profumo del  Sale, convenientemente collocato appena dietro la Piazza della Chiesa Madre.






Rapido sgancio degli zaini e, con i consigli della gentilissima proprietaria del B&B (http://www.ilprofumodelsale.it), Signora Celsa, eccoci sulla nostra strada da “Bike and Fun” per affittare due bici per tutta la giornata  per recarci, con una pedalata di 12 km,  alle Saline di Marsala e sull’Isola di Mozia.
La strada, tolto un piccolo pezzo iniziale per lasciare la città,  è, almeno in questa stagione,  una tranquilla litoranea che consente di godere di gradevolissimi scorci.






Arriviamo quindi alle saline, caratterizzate da vasche in tufo contenenti acqua di mare, canneti e mulini a vento non più funzionanti ma molto romantici,














Il sole, nel frattempo aveva ripreso la propria posizione nel cielo conferendo vigore e colore a tutto ciò che ci circondava.
arriviamo così all’imbarco per l’Isola di Mozia,  sede di una città fenicia risalente al VI°-VII° secolo avanti Cristo ed ora sede  di un piccolo ma ricco Museo.





Il Museo è il Museo Whitaker, studioso inglese del 1800 che, appassionato di archeologia, si comprò l’intera Isola per iniziare degli scavi peraltro molto fruttuosi. Il più bel reperto è il Giovane di Mozia che è alquanto difficile trovare in sede, richiestissimo com’è da numerose istituzioni culturali straniere.









e, tra le belle cosecon cui ci siamo misurati è da citare anche la gentilezza del barista del Museo che ci ha proposto il prelibato assaggio di una limonata arricchita con fibra di aloe ed una favolosa granita di gelso con marmellata di  fichi d’india. Entrambe bevande squisite che, chissà, forse saranno state bevute anche dai precedenti abitanti dell’Isola nei secoli passati.
Rapido pranzetto al sacco ed iniziamo il periplo dell’isola a piedi della durata di circa un’oretta








L’acqua calma ed il vento teso facevano la gioia dei surfisti usciti per l’attività pomeridiana





Terminata la visita lasciamo Mozia e, sempre pedalando,  rientriamo verso Marsala



Rapida doccia e  via per lo struscio domenicale al calar della sera.  La città , con i suoi viali di lucidissima pietra bianca,la sua bella illuminazione, le sue rovine antiche ed i suoi monumenti barocchi, ci serba davvero una bella sorpresa.







Ed arriva l’ora di cena e, sempre per consiglio della proprietaria del B&B, sbarchiamo all’ Osteria Assud (vedi www.assud.eu) dove proseguiamo con la conoscenza gradevolissima della cucina siciliana.


Lunedi 6 ottobre

Oggi la giornata è dedicata a Marsala. Un passaggio nella sede del Comune per vedere da vicino  quattro alberi enormi che creano una copertura bellissima degna dei mitici giardini di Bagdad.  Un concetto di architettura che, per quanto molto antico, incarna i più moderni esempi di  realizzazioni moderne ove la natura è portata dentro la costruzione.





e proseguiamo la passeggiata cittadina al piccolo ma caratteristico mercato del pesce, adiacente alla Porta all’inizio di  Via Garibaldi. Un tripudio di colori e di forme!







Approdiamo, infine, al Museo della Nave Punica.  Un Museo senz’altro ricco, anzi, ricchissimo visto che ha un esemplare unico al mondo di nave punica ritrovata nelle acque basse non lontano da Mozia.


 


Purtroppo ci tocca constatare che il Museo  è piuttosto malandato. Polvere  sulle bacheche, poche scritte in inglese, nessuna brochure illustrativa…. un vero peccato che simili ricchezze siano poco valorizzate.
Nel pomeriggio visita alle Cantine Florio (vedi http://www.duca.it/cantineflorio/). C’è da domandarsi cosa non sia “Florio” da queste parti!
In effetti si tratta di tre generazioni di una medesima famiglia di origini calabra che è stata in grado di creare un impero. Da un affermato esercizio commerciale legato alla vendita delle spezie in realtà sono scaturite una miriade di altre attività quali la lavorazione del tonno, la produzione ed il commercio dei vini, l’industria chimica ed i trasporti marittimi. E come tutte le cose umane l’ultima generazione, la terza, probabilmente troppo abituata agli agi, ha purtroppo dissipato tutto. Una vicenda che, per certi versi, ha aspetti umani sempre attuali.



Lo stabilimento di Marsala nacque per produrre e commercializzare il famoso omonimo vino. Un vino prodotto con uve locali cui, però, vengono aggiunti alcool  per preservarlo dal deperimento e mosti per rendere il sapore particolarmente profumato.
Le cantine oramai fanno parte di un gruppo  industriale del Nod Italia ma qualità e procedimenti artigianali sono rimasti gli stessi per poter assicurare gli standard  richiesti.
La visita guidata, fatta molto bene da guide molto esperte,  è assolutamente da non perdere per via delle tante informazioni di cui arricchirsi.




Ad esempio,  mentre una botte di vino normale  il tappo è messo sulla sommità per evitare al massimo la presenza  di aria a contatto con il liquido tramite il completo riempimento, al contrario, in una botte per Marsala questo è posto in una posizione tale da obbligare la presenza di ossigeno.  Nella cantina vi sono Riserve Speciali che datano il loro invecchiamento 1939!

 



La visita si è conclusa con un gustosa degustazione  che Anna ha particolarmente gradito!!






Dopo esserci inebriati delle preziose essenze del Marsala facciamo qualche foto artistica sulla via di casa



e per cena siamo alla buona trattoria casereccia Da Pino (tel 0923 715 652, Via San Lorenzo 27, angolo via Sibilla) dove non sono mancati gli sfizzi!!!!




Martedi 7 ottobre

Partenza sul prestino. Alle 7.30 c’è un treno che ci porta a Castelvetrano da cui, con bus, potremo raggiungere i Templi di Selinunte.  La città ancora dorme. Per fare un briciolo di colazione ci infiliamo in un forno che aveva appena sfornato dei cornetti e ci imbarchiamo. Il treno si muove per lunghi tratti di campagna attraversando paesetti minuscoli. Ogni tanto regalando scenette di vita che sembravano venir fuori da scene di  ”cavalleria rusticana”.









Purtroppo, lungo i binari, molti rifiuti abbandonati guastano il bel colpo d’occhio.  A Castelvetrano l’attesa del bus per arrivare a Marinella, paese adiacente ai Templi di Selinunte,  è impiegata per una visita all’ex aeroporto militare. Ricordo  i racconti di papà, pilota durante la guerra sull’SM 79. I bombardamenti su Malta, le uscite da aerosilurante, la moria degli equipaggi impiegati in uno scontro impari, una delle ultime partenze dall’ Africa Settentrionale  con un velivolo abbandonato a fondo pista e rattoppato alla bella e meglio  pur di non cadere in mani nemiche,  le successive missioni di ricognizione nei territori  ormai in mano agli Alleati. Altri tempi, altra stoffa… e, soprattutto, altra umanità, altro animo, altri valori   rispetto ad alcuni  begli esemplari di “uomini volanti” che  ho avuto la sventura di incontrare nella mia più recente vita professionale ….




Pertanto desidero fortemente andare a vedere questo aeroporto anche se  ora è un desolato campo pieno di sterpi.

E’ un modo per ricordare, con affetto,  papà.
Il paese non dice gran che. Un’urbanistica disordinata e insapore. Ma la piazza Centrale, con un bel palazzo aragonese del 1500, è una parentesi gradevole di cui gioire.





Partiamo, infine, verso Marinella con un bus della Salemi che ci lascia proprio all’ingresso del Parco Archeologico di Selinunte.
Si tratta di un’ampia area in cui i primi insediamenti risalgono attorno al 600 avanti Cristo.  Era la colonia greca più ad ovest ed ebbe travagliate vicissitudini  divenendo nel tempo un punto di cerniera tra due potenze che ebbero forti scontri: quella romana  e  quella cartaginese.  Come tutte le città ebbe il proprio apogeo nel V° secolo avanti Cristo  per poi iniziare un lento declino. Una serie poi depredazioni prima e di  terremoti poi  nel VI° e IX° secolo dopo Cristo ridussero l’insediamento ad un’ammasso di rovine i numerosi templi e l’acropoli .



Uno dei templi venne ricostruito negli anni 50 fruendo dell’abbondante materiale edilizio ivi disponibile e proveniente dalle vicine Cave di Cusa.  Ancor oggi questo sito  da una misura della ricchezza, dello sfarzo, della tecnologia, dell’eleganza  di quelle abili popolazioni.





E tanto ancora ci sarebbe da scavare  e da ripristinare, poichè l’insediamento è ancora pieno di macerie che potrebbero essere poste nuovamente in opera e di cui potete capire voi stesse le dimensioni!





Finita la visita facciamo due passi per andare a fare  uno splendido bagnetto sulla spiaggia di Marinella. Il cielo è blu terso ed il sole forte.  Chissà, forse i coloni greci di cui abbiamo visitato la città poc’anzi avranno fatto la stessa cosa ai loro tempi.
Seguiamone le tracce!!






E dopo questa bella giornata anche di mare …..
rientriamo in serata, piuttosto stanchi,  a Marsala.


Mercoledì 8 ottobre

Si pigliano su gli zaini e si part per Trapani.  Peccato che il comodo treno  delle 10.30 è solo festivo! per cui ci tocca aspettare fin quasi le 14 perchè non ci sono collegamenti dopo le 9.30 tra Marsala e trapani. Idem via bus. E va bene. Molliamo gli zaini da qualche parte e ci faciamo volentieri ancora due passi per la città andando a camminare per il porto.









Un porto caratterizzato  ancora  dai vecchi mestieri. difficile tenere a freno la marmotta che si arrampica da tutte le parti!
Arrivata ora di pranzo ricco pasto al sacco nella bella sala d’aspetto della Rete Ferroviaria Italiana e poi finalmente partenza per Trapani.



Un vero pranzo di lusso, con tanto di mobili e quadri d’antiquariato!

L’arrivo a Trapani  è in una stazione molto piccola ma ben tenuta con dei bei giardini interni. Beh, certo non c’è il traffico ferroviario di Osaka!! Troviamo una buona sistemazione in un B&B (Palazzo Serraino, 092329955)  vicinissimo alla stazione del treno, a quella dell’autobus che porta all’aeroporto ed al centro della città.  Anna si stende per un riposino ed io mi armo di macchina fotografica ed inzio un’esplorazione solitaria della città.  Mi dirigo verso una zona chiusa al traffico e ne sono felice. Il tempo è buono ed il sole scalda. Attraverso la Villa Comunale con belle piante direi esotiche



Una natura che dimostra in pieno il beneficio del tanto sole disponibile
La città rispecchia un concetto urbanistico tipicamente arabo. Piccoli vicoli che si incrociano nei modi più disparati.  Palazzi patrizi, piccole abitazioni, decori, archi, statue.









Forme eleganti ove il Barocco la fa da padrone
Imbocco una straduccia che segue il mare ed ecco che, d’improvviso, mi sento in villeggiatura. In piena città gente che fa tranquillamente il bagno in un’acqua cristallina.



 Ovunque mura, palme, bastioni,  segni del tempo, sole e silenzio.










Architetture che  sublimano da contenuti reali e diventano momenti dello spirito, quasi specchi di una realtà metafisica…

Poi finalmente anche anna si sveglia e ci ricongiungiamo. Le faccio già da Cicerone per quel poco che ho visto ed anche lei gradisce molto il paesaggio urbano.








Concludiamo questa piacevole passeggiata all’Osteria la Bettolaccia (via Gen. Enrico Fardella 25, tel 092321695,  prenotazione altamente raccomandata)




Pasta alle sarde ed un cous cous di pesce ci allietano la serata. Anche questo un momento dello spirito!

Giovedi 9 ottobre

Riprendiamo in mattinata l’aereo da Birgi e e rientriamo a Torino lisci “come l’olio”


CONCLUSIONI
Cosa dire di questa splendida escursione?  La Sicilia è stata una vera sorpresa. Non potevamo pensare di restare così contenti di questo giro. Splendidi  i monumenti, bella ed accogliente la gente, un’ eno gastronomia irresistibile! Certamente è una terra che ci rivedrà per poter avere ancora il piacere di riassaporare i gusti piacevoli che abbiamo conosciuto. Il tutto avendo cura di scegliere sempre  la stagione più adatta, ovvero quella meno battuta dal turismo di massa, per avere le condizioni migliori per godere di queste ricchezze.



E l’ampolla ed il caschetto che fine hanno fatto? Certamente potete lasciarli a casa. Per parlare delle cose bisogna veramente viverle e non schierarsi dietro stereotipi preconcetti privi di significato.
Un’ultima notazione squisitamente personale ma molto sentita.  Oltre a quanto detto  questo viaggio è stato anche un vero conforto spirituale, un viatico per la vita  necessario per superare l’amaro momento di aver dovuto  lasciare l’attività di volo sul Tornado senza nessuna ragione tecnica ma solo per la cattiveria di esseri meschini. 



Ma, a fronte di tanto squallore, la “Bedda Sicilia”  mi ha ulteriormente insegnato a   come poter continuare a volare  con l’animo per i bei luoghi dello spirito.


Se  hai piacere di leggere di altri viaggi clicca sul link:

https://blogbattaglia.blogspot.com/2018/05/i-miei-viaggi-piu-belli.html


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